Rocco Giuseppe Greco
L’ultima brigantessa. La vera storia di “Ciccilla”
in edizione speciale corpo 18 per lettori ipovedenti

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”Ora, grazie al cospicuo fondo votato per la distruzione del brigantaggio dal Consiglio Provinciale nell’ultima sessione, aggiunto ai mezzi largamente consentiti dal Governo, era assicurato il premio di ducati quattromila a chi avesse fatto presentare o arrestare o a chi avesse ucciso in conflitto il capobanda Pietro Monaco, alias Brutta Cera; di ducati duemila a chi avesse catturato o ucciso la brigantessa Maria Oliverio, alias Ciccilla; e di ducati mille per ogni altro brigante.”

Vigilia di Natale del 1863. La brigantessa Maria Oliverio, detta Ciccilla, nell’immobile buio di un misero capanno, dove ha trovato riparo insieme al marito, il capobrigante Pietro Monaco, Brutta Cera, si lascia assalire dai ricordi che la scuotono e la tengono desta. Quando il marito è ucciso da tre dei suoi gregari più fidati, Maria non si arrende e assume il comando della banda. Catturata nel febbraio del 1864, è processata e condannata a morte “mediante fucilazione nella schiena”. È l’unica brigantessa italiana alla quale è data una tale pena, che però è subito commutata dal Re nei lavori forzati a vita. Rinchiusa nella celebre Fortezza di Fenestrelle, si spegne quindici anni dopo.

La storia, tutta vera, fa cogliere il senso di quell’evento complesso e straordinario quale fu il brigantaggio meridionale e disvela scenari che concordano nell’imputare al processo di unificazione politica dell’Italia e alle sue modalità la nascita di una “nazione forzata”.

Rocco Giuseppe Greco, nato a Bocchigliero (Cosenza) nel 1944, già dirigente scolastico, studioso di problemi di pedagogia e appassionato ricercatore di storie e tradizioni locali, ha in questi settori diverse pubblicazioni al suo attivo.

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