Lib.6, cap.5

Torbidi in Roma per l'inimicizia fra il Valentino e gli Orsini. Gli Orsini al soldo degli spagnoli. Contegno di Giampaolo Baglioni verso il re di Francia. Pace fra gli Orsini e i Colonnesi. Il Valentino assalito dagli Orsini si rifugia in Vaticano e, quindi, in Castel Sant'Angelo. Morte di Pio III ed elezione di Giulio II.

Creato il pontefice, l'esercito franzese, non avendo pi™ causa di soprastare, indirizzandosi al cammino prima destinato, passÚ subito il fiume del Tevere; e nondimeno, nÈ per la creazione del pontefice nÈ per la partita dell'esercito, si quietavano i movimenti di Roma. PerchÈ aspettandovisi l'Alviano e Giampaolo Baglione, che congiunti nel perugino facevano genti, il Valentino, oppresso ancora da grave infermitý, temendo della venuta loro, era con centocinquanta uomini d'arme altrettanti cavalli leggieri e ottocento fanti ritornato in Roma, avendogli conceduto il salvocondotto il pontefice, il quale sperÚ potere pi™ facilmente fermare le cose con qualche composizione; ma essendo tra le medesime mura il Valentino e gli Orsini accesi da sete giustissima del suo sangue, e accumulando continuamente nuove genti, perchÈ, se bene avevano dimandato contro a lui espedita giustizia al pontefice e al collegio de' cardinali, facevano il fondamento principale di vendicarsi in sull'armi, almeno come prima fussino giunti Giampagolo Baglione e l'Alviano, Roma e il Borgo, dove alloggiava il Valentino, quasi continuamente tumultuavano.
La quale contenzione non solamente turbava il popolo romano e la corte ma nocÈ, come si crede, molto alle cose franzesi. PerchÈ preparandosi gli Orsini per andare, espediti che fussino delle cose del Valentino, agli stipendi o del re di Francia o de' re di Spagna, e giudicandosi dovere essere di non piccolo momento alla vittoria della guerra l'armi loro, erano invitati con ampie condizioni da ciascuna delle parti; ma essendo naturalmente pi™ studiosi del nome franzese, il cardinale di Roano condusse, in nome del suo re, Giulio Orsino, il quale contrasse seco in nome di tutta la casa, eccettuato l'Alviano a cui fu riserbato luogo con onorate condizioni. Ma si turbÚ ogni cosa per la venuta sua, perchÈ se bene nel principio rimanesse quasi concorde col medesimo cardinale, nondimeno, ristrettosi quasi in uno momento con l'oratore spagnuolo, condusse co' suoi re sÈ e tutta la famiglia Orsina, eccetto Giangiordano, con cinquecento uomini d'arme e provisione di sessantamila ducati ciascuno anno. Alla quale deliberazione lo indusse principalmente, secondo che esso, creduto in questo da molti, costantemente affermava, lo sdegno che 'l cardinale, acceso pi™ che mai dalla cupiditý del pontificato, favorisse il Valentino per la speranza di conseguire per mezzo suo la maggiore parte de' voti de' cardinali spagnuoli: benchÈ il cardinale, scaricando la colpa che si dava a sÈ con imputazione di altri, dimostrasse di persuadersi esserne stati autori i viniziani, i quali, per desiderio che 'l re di Francia non ottenesse il reame di Napoli, non solo a questo effetto avessino consentito che egli si partisse da' soldi loro, promettendo, secondo si diceva, di riservargli il luogo medesimo, ma ancora avessino, perchÈ il principio de' pagamenti fusse pi™ pronto, prestato all'oratore spagnuolo quindicimila ducati; il che se bene non era al tutto certo, non si poteva almeno negare lo imbasciadore viniziano essersi interposto manifestamente in questa pratica. Altri affermavano esserne stata cagione l'avere ottenute pi™ ampie condizioni dagli spagnuoli, perchÈ si obligorono a dare stati nel regno di Napoli a lui e agli altri della casa, ed entrate ecclesiastiche al fratello e, quel che da lui era stimato molto, a concedergli, finita che fusse la guerra, sussidio di dumila fanti spagnuoli, per la impresa la quale aveva in animo di fare contro a' fiorentini in favore di Piero de' Medici.
Credettesi che Giampaolo Baglioni, che era venuto a Roma insieme con l'Alviano, cosÌ come, seguitando l'esempio suo, trattava in uno tempo medesimo di condursi co' franzesi e con gli spagnuoli lo seguitasse similmente nella deliberazione. Ma il cardinale di Roano, attonito della alienazione degli Orsini, per la quale si conosceva essere ridotte in dubbio le speranze prima quasi certe de' franzesi, lo condusse subito, concedendogli qualunque condizione dimandÚ, agli stipendi del suo re con cento cinquanta uomini d'arme, benchÈ sotto nome de' fiorentini, perchÈ cosÌ volle Giampagolo per essere pi™ sicuro di ricevere a tempi debiti i pagamenti: i quali si aveano a compensare in quello che dovevano al re per virt™ delle loro convenzioni. E nondimeno Giampagolo, ritornato a Perugia per mettere in ordine le genti, e ricevuti ducati quattordicimila, governandosi pi™ secondo i successi delle cose comuni o secondo le passioni e interessi suoi che secondo quello che conviene all'onore e alla fede de' soldati, e differendo l'andare all'esercito franzese con varie scuse, non si mosse da Perugia; il che il cardinale di Roano interpretÚ essere proceduto perchÈ Giampaolo, imitando la fede poco sincera de' capitani d'Italia, avesse, insino quando fu condotto, promesso a Bartolomeo d'Alviano e agli spagnuoli di cosÌ fare.
Con la condotta degli Orsini si congiunse la pace tra loro e i Colonnesi, stipulata nell'ora medesima nella abitazione dell'oratore spagnuolo, nel quale e nell'oratore viniziano rimessono concordemente tutte le differenze. Per l'unione de' quali il Valentino impaurito, avendo deliberato di partirsi di Roma e giý movendosi per andare a Bracciano, perchÈ Giangiordano Orsino aveva data la fede al cardinale di Roano di condurvelo sicuro, Giampaolo e gli Orsini, disposti di assaltarlo, non avendo potuto per il ponte di Castel Sant'Angelo entrare nel Borgo, usciti di Roma e condotti con lungo circuito alla porta del Torrone, la quale era chiusa, l'abbruciorono, ed entrati dentro cominciorono a combattere con alcuni cavalli del Valentino; e benchÈ in aiuto suo concorressino molti soldati franzesi i quali non erano partiti ancora di Roma, nondimeno essendo maggiori le forze e grande l'impeto degli inimici, e facendo le genti sue, il numero delle quali era prima molto diminuito, segno di abbandonarlo, fu costretto insieme col principe di Squillaci e alcuni de' cardinali spagnuoli rifuggirsi nel palagio di Vaticano; donde si ritirÚ subito in Castel Sant'Angelo, ricevuta con consenso del pontefice la fede dal castellano, il quale era quel medesimo che a tempo del pontefice passato, di lasciarnelo, ogni volta volesse, partire salvo: e le sue genti tutte si dispersono. Fu ferito in questo tumulto, benchÈ leggiermente, il baglÌ di Occan, e il cardinale di Roano ebbe quello giorno molto timore di se medesimo.
Rimossa per questo accidente la materia degli scandoli si rimossono medesimamente di Roma i tumulti, di maniera che quietamente si cominciÚ a dare opera alla elezione del nuovo pontefice: perchÈ Pio, non ingannando la speranza conceputa nella sua creazione da' cardinali, era, ventisei dÌ dopo l'elezione, passato a vita migliore. Dopo la morte del quale essendosi differito dal collegio de' cardinali alquanti dÌ l'entrare in conclave, perchÈ vollono che prima uscissino di Roma gli Orsini, rimastivi per fare il numero delle genti della condotta loro, si stabilÌ fuori del conclave la elezione; perchÈ il cardinale di San Piero a Vincola, potente di amici di riputazione e di ricchezze, aveva tirati a sÈ i voti di tanti cardinali che, non avendo ardire di opporsegli quegli che erano di contraria sentenza, entrando in conclave giý papa certo e stabilito, fu, con esempio incognito prima alla memoria degli uomini, senza che altrimenti si chiudesse il conclave, la notte medesima, che fu la notte dell'ultimo dÌ di ottobre, assunto al pontificato. Il quale, o risguardando al nome suo primo di Giuliano o, come fu la fama, per significare la grandezza de' suoi concetti o per non cedere, eziandio nella eccellenza del nome, ad Alessandro, assunse il nome di Giulio; secondo, tra tutti i pontefici passati, di tale nome. Grande fu certamente la maraviglia universale che il pontificato fusse stato deferito, con tanta concordia, a uno cardinale il quale era notissimo essere di natura molto difficile e formidabile a ciascuno; e il quale, inquietissimo in ogni tempo e che aveva consumato la etý in continui travagli, aveva per necessitý offeso molti ed esercitato odii e inimicizie con molti uomini grandi. Ma apparirono da altra parte manifestamente le cagioni per le quali, superate tutte le difficoltý, fu esaltato a tanto grado. PerchÈ, per essere stato lungamente cardinale molto potente, e per la magnificenza con la quale aveva sempre trapassato tutti gli altri e per la grandezza rarissima del suo animo, non solo aveva amici assai ma autoritý molto inveterata nella corte, e otteneva nome di essere precipuo difensore della degnitý e libertý ecclesiastica. Ma molto pi™ ve lo promossono le promissioni immoderate e infinite fatte da lui a cardinali a prÌncipi a baroni e a ciascuno che gli potesse essere utile a questo negozio, di quanto seppono dimandare. Ed ebbe oltre a ciÚ facoltý di distribuire danari e molti benefici e degnitý ecclesiastiche, cosÌ delle sue proprie come di quelle di altri, perchÈ alla fama della sua liberalitý molti concorrevano spontaneamente a offerirgli che usasse a proposito suo i danari il nome gli uffici e i benefici loro; nÈ fu considerato per alcuno essere molto maggiori le sue promesse di quello che poi, pontefice, potesse o dovesse osservare, perchÈ aveva lungamente avuto nome tale d'uomo libero e veridico che Alessandro sesto, inimico suo tanto acerbo, mordendolo nell'altre cose, confessava lui essere uomo verace: la quale laude egli, sapendo che niuno pi™ facilmente inganna gli altri che chi Ë solito e ha fama di mai non gli ingannare, non tenne conto, per conseguire il pontificato, di maculare. AssentÌ a questa elezione il cardinale di Roano, perchÈ, disperando di potere ottenere il pontificato per sÈ, sperÚ che, per le dependenze passate, avesse a essere amico del suo re come insino allora era stato riputato. Assentivvi il cardinale Ascanio riconciliato prima con lui, deposta la memoria delle antiche contenzioni che avevano avute insieme quando, cardinali tutt'a due innanzi al pontificato di Alessandro, seguitavano la corte romana; perchÈ conoscendo, meglio che non aveva fatto il cardinale di Roano, la sua natura, sperÚ che diventato pontefice avesse ad avere la inquietudine medesima o maggiore di quella che aveva avuta in minore fortuna, e concetti tali che gli potrebbono aprire la via a ricuperare il ducato di Milano. Assentironvi similmente, se bene prima n'avessino l'animo alienissimo, i cardinali spagnuoli: perchÈ, vedendo concorrervi tanti altri e perciÚ temendo non essere sufficienti a interrompere la sua elezione, giudicorono essere pi™ sicuro il mitigarlo consentendo che esasperarlo negando, e confidando in qualche parte nelle promesse grandi che ottennono da lui; e indotti dalle persuasioni e da' prieghi del Valentino, ridotto in tale calamitý che era necessitato a seguitare qualunque pericoloso consiglio, e ingannato non meno che gli altri dalle speranze sue; perchÈ gli promesse di collocare la figliuola in matrimonio a Francesco Maria della Rovere prefetto di Roma, suo nipote, confermargli il capitanato delle armi della Chiesa e, quello che importava pi™, aiutarlo a recuperare gli stati di Romagna, i quali giý tutti, dalle fortezze in fuora, si erano alienati dalla ubbidienza sua.