Dopo “l’ignorante dialettico” e “il nato imparato”, questa settimana voglio proporre ai nostri lettori un altro tipo umano: il politico da bar.
Il milieu del politico da bar è naturalmente il bar, specie se frequentato da un gruppetto di amici. Il politico da bar è uno che ha già mangiato tutte le foglie prima di nascere. Egli, cosa già abbastanza sorprendente, non solo ha un’opinione su tutto, ma ha una soluzione per tutti i grandi problemi che affliggono il nostro Paese: le ferrovie (uno psichiatra diceva che, un tempo, per capire se una persona era pazza gli si chiedeva se possedeva la soluzione di questo annoso problema), le tasse, la scuola, la viabilità, la delinquenza, l’immigrazione, la prostituzione, la sanità, lo sport e…chi più ne ha più ne metta. Ma non basta ancora: queste soluzioni, a suo parere sono facili e radicali: basta avere la volontà politica per attuarle, sono i politicanti che le rendono difficili per poterci marciare…
Lo strumento principe del politico da bar è la lettura quotidiana del giornali. Osservandolo durante questo esercizio, si potranno cogliere sul suo viso i seguenti segnali rivelatori: sorrisi sardonici, alzata di ciglia, lievi scuotimenti del capo, smorfie schifate. Che sta succedendo? Succede che il politico da bar, via via sempre più inorridito dalla lettura, sta prendendo nota mentalmente delle nefandezze della Politica per poi, terminata la lettura, lanciarsi in furiose invettive.
La frase preferita del politico da bar è: “Io l’ho sempre detto”, seguita da una serie impressionante di luoghi comuni: Il pesce puzza dalla testa (dimenticando le miriadi di “furbi” evasori di piccolo cabotaggio); il marcio sta sempre in alto; a pagare sono sempre i fessi; destra o sinistra sono tutti uguali; anche i puri, una volta raggiunto il “cadreghino”, rubano come tutti gli altri; gli atleti di un certo livello sono tutti dopati; gli impiegati statali sono tutti fannulloni (alla faccia di certi uffici dove si corre tutto il giorno); gli extracomunitari vengono qui per rubare, non per lavorare (alla faccia di tutti i manovali, di tutte le badanti che passano la vita insieme a vecchi disabili), i giornalisti sono tutti venduti o bugiardi (alla faccia di tutti gli opinionisti assassinati dalle Br e di tutti i reporter uccisi nei teatri di guerra).
Naturalmente il politico da bar non esiste da solo: ha bisogno di una piccola corte di amici che lo segue e lo venera come un guru. Niente irrita di più il politico da bar che essere contraddetto: chi ha il coraggio di farlo, sia pure sommessamente, si fa un nemico per la vita.