Complice la stanchezza, complice la fretta, sempre più spesso giungono tanto in redazione quanto ai nostri magazzinieri richieste decisamente strampalate. che mano mano hanno contribuito a creare un catalogo del tutto virtuale di titoli che solo apparentemente rientrano nel nostro seppur piccolo catalogo di narrativa e saggistica.
Libri mai scritti e che mai verranno pubblicati, ma con titoli decisamente intriganti, che stimolano la nostra curiosità verso una sorta di Necronomicon. Se nessuno ci ha mai chiesto, con nostro estremo dispiacere la Teoria e prassi del collettivismo oligarchico di Emmanuel Goldstein, ecco una lista curiosa di classici della letteratura che i nostri distributori e diversi librai ci hanno chiesto.
Il peccato di Loreto
Un’interessante variazione del romanzo di Alberto Boccardi, in cui si affronta il tema del senso di colpa di un pappagallo dedito al turpiloquio.
La Badessa di Cagliostro
Romanzo esoterico di Marie-Henri Beyle, noto anche come Stendhal, in cui si tenta di conciliare fede cristiana e magia, con risvolti inattesi.
Destino simile è accaduto ad un altro guru della spiritualità, Roy Eugene Davis, il cui manuale L’arte della realizzazione del Té ci ha aperto nuove vie di meditazione. Non meno di un altro suo titolo, diventato… Immortalità incosciente.
Se agli scrittori inesistenti, due studiosi importanti hanno dedicato addirittura un’enciclopedia, il nostro piccolo catalogo si arricchisce ogni giorno di libri inesistenti di scrittori assolutamente veri.
Un drabble è una breve forma di finzione lunga esattamente 100 parole (senza includere il titolo). Oltre ad essere molto divertente, la forma breve può anche incoraggiare le persone che non hanno mai scritto nulla prima di provare, ma scrivere una storia coerente e coinvolgente in sole 100 parole è molto impegnativo.
Un drabble è come una qualsiasi opera narrativa: deve avere un inizio, un centro e una fine. L’inizio prepara la storia, il mezzo è la carne (la progressione della storia) e la fine fornisce la conclusione. Molti dei migliori drabbles hanno una svolta nel racconto: l’inizio e il mezzo ti porteranno in una direzione attesa e poi la fine conclude il percorso narrativo.
In molti modi questo è simile alla struttura tradizionale di uno scherzo: si ambienta la scena, accade qualcosa e poi si cerca di sorprendere il pubblico. Questo funziona bene con la forma breve del drabble. Ancora meglio, quando la fine non solo sorprende, ma fa sì che il lettore rivaluti l’inizio e il centro con una nuova chiave di lettura.
Come si costruisce una storia in così poche parole? La prima bozza è raramente vicina ad essere composta da 100 parole e, come qualsiasi altra opera scritta, è anche molto raro che questa prima versione sia degna di essere condivisa, quindi l’editing è la chiave per ottenere il conteggio delle parole richiesto.
Questo è anche un aspetto utile per sviluppare le abilità di scrittura, dato che il conteggio delle parole rigoroso insegna come essere “economico” con le parole. Una volta che hai tra le mani una prima bozza, leggila, se sei solo una dozzina di parole fuori allora è un caso di scegliere le parole giuste per la stesura definitiva.
Elimina tutto ciò che non è necessario. Come ogni modifica, devi essere brutale, ma non così tanto da perdere il messaggio principale della storia. Se sei più lontano dal conteggio esatto delle parole, allora dovrai cercare di eliminare intere frasi – come con le parole vaganti, rimuovere tutto ciò che non è il nucleo della storia che stai raccontando.
Lo scopo di una storia può essere ancora abbastanza drammatico, ma ci dovrebbero essere solo uno o due fili del racconto. Stai collegando elementi disparati che tendono a gonfiare il numero delle parole, quindi chiediti, qual è la storia che stai raccontando?
Di cosa dovrebbe occuparsi un drabble? La risposta è semplice, può essere qualsiasi cosa! I drabbles sono una forma di finzione. Puoi scrivere storie d’azione, erotiche o romantiche, qualsiasi genere ti piaccia.
Soprattutto, scrivere dovrebbe essere un divertimento, per l’autore ma sempre e soprattutto per il lettore. Scrivere è un’attività che si migliora con la pratica e i drabbles sono un modo divertente per esercitarsi.
Il mondo anglosassone offre svariati esempi di piattaforme utili agli scrittori di drabbler. Ad esempio 101fiction. Esiste persino un generatore di drabbler automatico, per quanto dagli esiti quasi sempre imprevedibili.
Ci sono anche strumenti online utili per chi volesse cimentarsi con questa tecnica narrativa. Il più interessante è wordcounter, che oltre ad offrire il conteggio automatico delle parole, presenta altri strumenti di controllo editoriale piuttosto raffinati, anche in ambito grammaticale.
Cosa state aspettando? Proponete il vostro drabble in italiano.
Riprende, dopo una lunga pausa, la produzione di titoli in edizione speciale corpo 18, dedicata ai lettori ipovedenti e dislessivi. Un impegno no profit del marchio Marcovalerio Edizioni, che fin dal 2001 si è impegnata a produrre una collana dedicata.
I libri corpo 18, impaginati con caratteri bastone ad alta leggibilità ed elevato contrasto, sono uno strumento utile per permettere l’accesso alla lettura alle persone anziane, a quanti sono affetti da disabilità visive, ma anche per facilitare i ragazzi dislessici.
Narrativa italiana e straniera, classici per adulti e per ragazzi, sono le scelte che portiamo avanti e che nel corso degli anni hanno permesso la pubblicazione di oltre cento titoli. Altri cento se ne aggiungeranno presto, grazie al lavoro volontario di quanti hanno permesso di digitalizzare testi fuori diritti, grazie a case editrici generose e illuminate che ci hanno concesso di stampare in tiratura ridotta libri di cui detengono i diritti, e, ci permettiamo di dirlo, anche al volenteroso impegno dei soci del Centro Studi Silvio Pellico, l’associazione culturale che ha dedicato e dedica risorse a questo progetto.
Vi presentiamo i nuovi titoli pubblicati in questi giorni e vi invitiamo a visitare il catalogo completo delle pubblicazioni disponibili.
Il redattore ordinario invecchia, sbava, digrigna i denti. Beh, direte voi, quale novità? Ormai chi segue la mia rubrica astiosa sa che non sono altro che un incartapecorito rabbioso, relegato a lavorare fra il guano dei piccioni. Per vostra disgrazia, e il vostra è riferito a voi maestri della letteratura, romanzieri aspiranti che già vi definite nelle lettere di accompagnamento quali scrittori, il mio ingrato e vomitevole compito è leggere, leggere, e ancora leggere le vostre proposte di pubblicazione.
Da giorni, in questo tiepido gennaio che colpisce i miei bronchi marci, trascorro le mie inutili e frustranti giornate aprendo gli archivi della posta elettronica, dove per cinque mesi si sono accumulati i vostri allegati. Otto secondi netti a manoscritto. Tanti ne bastano ormai per rabbrividire, sussultare, essere tentato di imprecare. Eppure mi accontento di poco, pochissimo a dire il vero. Provate ad accontentarmi.
Provate a scrivere beh e non bé, o peggio be’, distinguete un’interiezione da un belato. Se poi siete dei raffinati e volete sottolinearlo, scrivete po’ e non pò, qual è e non qual’è. Esiste il quale ma non la quala, fantomatico uccello da cucinare in padeglia, che non è un piatto tipico spagnolo.
Nun s’è n’è pu’o piu dell’itagliano, si stinge il quore a leggere cueste cose.
In fondo non sono pretese eccessive. Sarebbe sufficiente utilizzare il correttore ortografico automatico, quello che sottolinea in rosso le parole grammaticalmente scorrette. Potreste persino riuscire a ingannarmi per dieci pagine, anziché farmi desistere alla quarta riga.
Vi devo rivelare un segreto: sono sottopagato per cercare a tutti i costi di pubblicarvi e questo significa una grande condiscendenza nei confronti della sintassi talvolta zoppicante, della totale mancanza di conoscenza della consecutio temporum, persino della sciatteria che vi spinge a mettere uno spazio prima della virgola e non dopo, del fatto che non abbiate minimamente idea della differenza fra la copula (che in questo caso non è un invito a fare sesso) è ed é, o peggio e’. Non parliamo quando la copula è all’inizio del paragrafo: confessate, non avete la minima idea di quali tasti pigiare per ottenere la È maiuscola. Bisogna usare contemporaneamente tre tasti: alt, maiuscolo e, ovviamente, “e”. È pur vero che possedete soltanto due indici, ma in questo caso fate uno sforzo. Sono errori che commetto anch’io, e che facilmente si correggono in modo automatico. Non occorre un redattore, basta un bonobo ammaestrato.
Io vorrei selezionarvi. Sogno quei rari momenti, sempre più rari, in cui posso calarmi dalla scala tarlata della malsana soffitta e correndo nel fango fino all’ingresso del lungo viale alberato che conduce al lussuoso ufficio del direttore editoriale, o percorrere leggiadro il giardino fiorente che conduce alla sua arcana biblioteca, per inginocchiarmi ai suoi piedi ed esclamare gioioso:
“Sua reverenza eccellenzosa, avessi scovato infine uno pubblicabile manoscritto, anche se dattiloscritto, ovvero computerscritto.”
Vi supplico, è ormai una questione di vita o di morte. La mia, mica la vostra. Dal momento che vengo pagato a cottimo, dieci euro per ogni manoscritto pubblicabile, devo scovarne almeno uno la settimana per poter sopravvivere a pane e acqua. Ricevessi un centesimo per ogni vostro errore, sarei ricco. Prima di pigiare il tasto “invia” con il vostro preziosissimo allegato, fermatevi un secondo. Chiedete almeno un parere al vostro gatto.
P.S. (post scriptum, che significa “scritto alla fine” o “scritto in calce” (senza riferimenti all’edilizia): le parole in rosso indicano errori. Non sono in italiano. Questo nel caso voleste giustamente commentare. Come sempre, insulti, accuse veementi, parolacce sono ben accette. Beni alimentari non deperibili, scarpe vecchie, vestiti dismessi, ancora di più. Il vostro beneamato redattore ordinario.
Come ogni anno, stiliamo la classifica dei libri più venduti negli ultimi dodici mesi, riproponendovi i piccoli successi editoriali della nostra casa editrice. Anche il 2015 riserva sorprese e conferme, dimostrando che i lettori premiano i libri ben strutturati e che, in qualche modo, la tanto sbandierata crisi dell’editoria è in verità una crisi dei “lettori deboli”.
In testa alla classifica un titolo del marchio Vita Edizioni, il piccolo volumetto dedicato a Papa Francesco.
Al secondo posto, stabile nella classifica dei libri più venduti da oltre un decennio, un classico assoluto della spiritualità, Il Regno di Dio è in voi di Leone Tolstoi.
Al terzo posto, a sorpresa, un romanzo storico che ricostruisce la storia rocambolesca di Ciccilla, figura tragica e sanguinaria del brigantaggio calabrese, che terminò la sua vita nella fortezza di Fenestrelle, in Piemonte, L’ultima brigantessa di Rocco Giuseppe Greco.
Saldamente in classifica anche quest’anno il piccolo manuale di esordio di Valentina Sardu, nel frattempo divenuta un’affermata autrice di craft con i suoi schemi di ricamo apprezzati in tutto il mondo. Il suo tascabile dedicato al Furoshiki, l’antichissima arte giapponese di annodare i foulard raccoglie consensi continui.
Al quinto posto un saggio impegnativo, scritto da Andrea Scartabellati, in tema con il centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale. Dalle trincee al manicomio racconta il dramma dimenticato di decine di migliaia di reduci dalle atrocità della guerra, devastati e spesso abbandonati a se stessi.
Anche quest’anno, come a fine 2013, purtroppo, dobbiamo chiudere le porte telematiche per qualche mese…
Non è bello, non è piacevole, lo sappiamo. Molti di voi si arrabbieranno non poco. Se volete, lo spazio dei commenti è sempre a disposizione per insultarci pesantemente. Tuttavia non abbiamo scelta. Complice la crisi e la disoccupazione, complice forse la depressione, il volume dei manoscritti che intasa la casella email della redazione ha superato da mesi il livello di guardia. Per ogni ordine di libri, arrivano cinque proposte di pubblicazione. È un rapporto ormai insostenibile. Con l’arrivo della pausa di agosto, il rapporto è raddoppiato, addirittura.
Vi rendete conto che non riusciamo più a leggere tutto questo materiale. Non riusciamo neppure a rispondervi. Solo per incollare una risposta standard, solo per cancellare le email senza leggerle, ci vorrebbero ogni giorno alcune ore. È uno sforzo che non siamo in grado di reggere.
Diventeremo, almeno per alcuni mesi, molto scortesi. Tanto più scortesi con coloro che, senza neppure visitare il nostro sito, non diciamo senza neppure aver mai acquistato un libro della nostra casa editrice, come avviene nella maggior parte dei casi, ma addirittura senza essersi informati minimamente, attraverso la lettura del blog e della sezione “pubblicare con noi“, continueranno a inondare la casella di posta con i loro allegati. Non vi risponderemo e non vi leggeremo. Peggio, vi inseriremo nel filtro antispam.
I libri in lavorazione, quei manoscritti che abbiamo letto e selezionato nel 2013 e nel primo semestre del 2014, attendono con ansia di essere riletti, corretti, discussi e, sperabilmente, pubblicati. Continuare a ricevere nuovo materiale ci impedirebbe di dedicare energie alle opere meritevoli che giacciono in redazione.
Siate comprensivi, oppure no. Naturalmente, i redattori sono sempre pronti a farsi corrompere per forzare il blocco. Come sapete, accettiamo buoni pasti, pizze surgelate, scatolette e beni non deperibili, scarpe usate e pannoloni. Uova marce e pomodori, no grazie. Nel frattempo, per ingannare l’attesa, perché non leggete qualcosa? Ci sono persino degli ebook gratuiti, se proprio non volete spendere.
Contme ’n pò, tuora dle bele stòrie, ëd col òm voajant dal servel aùss che dòp d’avèj fàit ravage dle tor ëd Truva, dòp d’avèj girà sità,
conossù la ment e ’l patì dla gent
ant le burie d’eva ’d mar e ro ’d sol,
tut a l’ha arzigà për porté ghirba a ca,
sia la soa che dij sòcio ’d mar,
ma a l’ha nen varì né giugà sò suf,
che lor, mach për lor, gran gadan, son mòrt
për ësbefié costume e tradission
ant ël mangé ij beu dël Sol Iperion
tant da feje vnì ’l dent anvelenà
e ’n paga tribuleje a la mòrt.
L’uscita in libreria è prevista per il mese di ottobre, e qualcuno dei nostri lettori, specialmente quelli che quando aprono le proprie finestre ammirano il panorama delle Alpi Occidentali e che in quelle terre sono nati, dopo un momento di incertezza, se hanno letto attentamente, stanno sobbalzando. Sì, avete letto bene. Un traduttore d’eccezione per un’opera d’eccezione. L’Odissea in piemontese tradotta dal grande Carlo Porta.
Un celebre giornalista lo ha definito “rabdomante delle storie”. Non è un giornalista, almeno secondo i canoni tradizionali, non è un romanziere, eppure Marco Giacosa, con le sue #cosechehovistooggi, il tag di Twitter che lo ha reso famoso sul web e poi sulla carta stampata, ha rapidamente occupato uno spazio sia nel giornalismo sia nella narrativa italiana.
Le sue storie sono vere, e quando non lo sono, sono drammaticamente verosimili. I suoi ritratti, buttati impietosamente come schizzi feroci, descrivono la società di oggi, con le sue follie, gli angoli imprevisti di amore e di umanità.
Potete seguirlo sulla cronaca torinese del quotidiano La Stampa, e sul suo blog. C’è anche chi lo segue di nascosto nella notte, sperando di incontrarlo in un angolo buio, lontano da testimoni.
Marcovalerio Edizioni è ancora una casa editrice giovane, ma in poco più di vent’anni ha percorso una lunga strada, fatta talvolta di successi, di qualche errore, di speranze, cambiamenti e aggiustamenti di rotta. Ripercorriamo le tappe del nostro cammino con voi.
2000
Pochi avrebbero scommesso, in quella mattina estiva del primo agosto 2000, sul successo di questo progetto culturale. La crisi del settore librario era già evidente, anche se le sue conseguenze si sarebbero palesate negli anni a venire.
Tanto più ardita l’idea, perché realizzata in Piemonte, la regione dove storicamente si concentrano i più prestigiosi marchi dell’editoria cattolica e dell’editoria scolastica. Due scrivanie recuperate e due personal computer d’occasione furono i primi strumenti di lavoro, in quella giornata estiva e assolata, nelle stanze della portineria dismessa di uno stabile, in via Sant’Ottavio 53.
È il 1° agosto del 2000 quando nasce Marcovalerio, una piccola società a responsabilità limitata. Idee molte, mezzi decisamente pochi. Il logo è già quello attuale, con la M e la V che si sovrappongono, di colore rosso scuro, anche se qualche volta diventerà arancio. Il nome, invece, è “Marco Valerio”, staccato. Un omaggio a una persona importante, un sogno augurale. Di quegli anni pionieristici restano i ricordi della vicina Pasticceria Primavera. Un luogo magnifico, dove potete ancora oggi assaggiare dolci siciliani da leccarsi i baffi e dove, in primavera ed estate, si trasferiva in massa la redazione a lavorare.
Per capitale, l’entusiasmo e la determinazione. Poco spazio, pochi mezzi e, naturalmente, pochi titoli in progetto. Il primo libro pubblicato dalla casa editrice è un saggio di Enrico Pederzani, grande figura di sacerdote salesiano e insegnante di filosofia, Momenti di pedagogia cristiana. Libro difficile, che caratterizza immediatamente la produzione nel campo della saggistica e che ancora oggi è a catalogo e mai ne uscirà. Le copertine sono scarne, e tali resteranno negli anni, almeno per quanto riguarda la collana I SAGGI, che rappresenta ancora oggi la produzione di punta del marchio.
Giorni quasi eroici, e talvolta un poco disperati. Ci si recava al lavoro in tram o bicicletta. I primi titoli videro la luce nel tardo autunno, ma soltanto con l’anno successivo la casa editrice avrebbe avviato una produzione strutturata e programmata, presentandosi sul mercato con una rete di distribuzione organizzata a livello nazionale.
Le prime bozze, le prime prove di stampa, gli abbozzi di copertina furono assemblati presso la Legatoria Moretti, una struttura artigiana che esattamente dieci anni dopo, avrebbe cessato la propria attività con il pensionamento dei titolari. Come non ringraziarli e ricordare insieme a loro quel primo tomo, realizzato in copia unica con una stampante da ufficio, la copertina approssimativa incollata a mano dalla pazienza della signora Natasha, per vedere un libro che poche settimane dopo sarebbe andato in stampa?
2001
È il 2001 il primo vero anno di attività editoriale. All’inizio dell’anno nasce un progetto no-profit che caratterizza e qualifica Marcovalerio Edizioni nel campo dell’accessibilità: la collana Liberi Corpo 18, libri a grandi caratteri per lettori ipovedenti e dislessici. Un esperimento che viene guardato con curiosità e una certa dose di supponenza da molti editori togati, e che prosegue ancora oggi, pur tra mille sforzi, garantendo un ampio catalogo di classici della letteratura in formato accessibile.
Il primo distributore a proporre nelle librerie torinesi i nostri titoli fu Carlo Gambetta, storico grossista scolastico, i cui magazzini, allora in via Le Chiuse, ospitarono in un angolino i saggi di un altro grande autore, Redi Sante Di Pol, i cui saggi di storia della scuola compongono l’ossatura iniziale della produzione universitaria di Marcovalerio.
Fu però un grande editore e distributore lombardo, FAG, che per molti anni veicolò i nostri titoli in quella regione, ad aprirci il mercato nazionale. Un atto incredibile di fiducia, perché la maggior parte del catalogo era ancora soltanto un progetto, con copertine provvisorie e testi ancora in parte in mano agli autori.
Qualcuno fu più scettico. Qualche piccolo editore, ad esempio, che scommise su tre mesi di vita della società come massimo risultato. Non merita ricordarli, perché in parte scomparsi e in parte rimasti nell’oblio dei marchi da cantina.
Nello stesso anno prende l’avvio la terza collana editoriale, GNOSI, un percorso delicato attraverso i classici della letteratura esoterica e misterica. Testi integrali, per veri cultori della materia. La collana, subito identificata dal colore giallo delle copertine, crescerà rapidamente acquisendo una vasta platea di lettori fedeli. Ai classici si aggiungono presto autori di punta contemporanei, primo fra tutti Roy Eugene Davis.
Di misteri e cultura religiosa e spirituale, in una città dalla grande tradizione esoterica come Torino, si occupavano e si occupano in molti. Anche in questo caso la scelta fu impegnativa fin dall’inizio: pubblicare soltanto opere in edizione integrale e saggi di approfondimento specialistico, lasciando ad altri la divulgazione approssimativa e i titoli ad effetto. Il primo autore contemporaneo a comparire nel catalogo sarebbe diventato un nome di punta della collana.
2002
Il 2002 viene dedicato quasi interamente all’organizzazione della rete distributiva. Marcovalerio sta raggiungendo i cinquanta titoli e il mercato delle librerie inizia ad accorgersi dell’esistenza di questo piccolo editore subalpino. Nasce la collana I BOXER, i tascabili di Marcovalerio. Testi integrali ad un prezzo competitivo, che fanno la loro comparsa vicino alla cassa delle librerie e consolidano il marchio presso i lettori. La collana proseguirà per alcuni anni, fino al suo naturale esaurimento e verrà successivamente rimpiazzata dai FAGGI, in un nuovo formato e una più accattivante veste grafica.
2003
Il 2003 viene interamente dedicato ai libri per ipovedenti. Grazie al progetto lanciato dal Ministero per i Beni Culturali, Marcovalerio investe decisamente sull’accessibilità, diventando rapidamente il primo editore in Italia e uno dei primi in Europa per numero di titoli. La collana LIBERI Corpo 18diventa uno standard di riferimento e, malgrado i numerosi tentativi di imitazione, si conquista l’apprezzamento delle associazioni del settore e soprattutto di migliaia di lettori ipovedenti, ai quali viene finalmente reso disponibile un catalogo per lo studio e per ritrovare il piacere della carta fra le mani. Marcovalerio raggiunge la fatidica soglia dei cento titoli pubblicati. In soli 3 anni di attività, è un piccolo record.
2004
Ormai il marchio Marcovalerio è lanciato. Il 2004 è un anno intensissimo. Nasce la collana di Storia della Cultura materiale, diretta dal prof. Franco Panero dell’Università di Torino. Esce la monumentale opera Mozart, tutti i testi delle composizioni vocali. Viene pubblicato anche il primo titolo di narrativa contemporanea, nella collana I Boxer. È Il Calzolaio, un non giallo, un non noir del noto regista Corrado Farina.
2005
La saggistica torna protagonista, con una ricca serie di titoli e di autori qualificati.
2006
Nasce un nuova collana tascabile: I classici ritrovati, dedicata alle opere minori e introvabili del patrimonio letterario italiano dell’Ottocento e Novecento. Marcovalerio, dopo anni di assenza, riporta ai lettori l’intera quadrilogia di Antonio Fogazzaro, i Cento Anni di Giuseppe Rovani, ma anche opere dimenticate di elevato valore letterario.
2007
Anno avventuroso e ricco di esperimenti. Viene incorporato il marchio Torino Poesia. Un esperimento che durerà tre anni e che lancerà sul panorama editoriale diversi nomi divenuti noti ai lettori. I giovani poeti piemontesi varcano i confini italiani, visitano l’Europa, gli Stati Uniti, l’Asia, grazie agli scambi con gli Istituti italiani di cultura. Dalle collaborazioni e dai progetti nascono traduzioni estere e coedizioni con Francia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Brasile.
2008
È tempo di social network. Apre la pagina Facebook e, poco dopo, anche l’account Twitter. La produzione è intensa. Sono 21 i nuovi titoli ancora in buona parte a catalogo, con saggi d’inchiesta, ampie recensioni sulla stampa quotidiana. È anche l’ultimo anno in cui la nostra casa editrice perde il proprio tempo con il Salone del Libro di Torino, ormai agonizzante e privo di spunti culturali.
2009
Marcovalerio nel frattempo ha cambiato sede, abbandonando il piano terra di via Sant’Ottavio, ormai troppo stretto e poco adatto ad ospitare chilometri di cavi e pareti di monitor, per una nuova e moderna sede, nel Centro Europa, in corso Tazzoli. Nasce il nuovo centro stampa digitale, che permette una produzione serrata, nuovi formati e tempi di distribuzione molto più rapidi. Nell’autunno, la casa editrice esordisce alla Frankfurter Buchmesse, la più importante fiera del libro mondiale.
Nasce la collana I FAGGI, che raccoglie l’eredità dei tascabili e propone ai lettori classici della letteratura e opere contemporanea di elevata qualità È immediatamente un successo.
Ai marchi Marcovalerio e Torino Poesia si affianca ora la produzione della Cooperativa L’Arca, che si affida per la distribuzione dei suoi prestigiosi titoli di filosofia, religione ed etica, sotto la direzione del prof. Aldo Rizza.
2010
Anno di consolidamento il 2010. La produzione delle diverse collane prosegue a ritmo ininterrotto, senza particolari innovazioni. Molti i nuovi titoli, con un ritmo in crescita. La casa editrice mette a segno un acquisto importante. Giunge in redazione un’autrice e curatrice che stravolge i canoni seriosi del nostro marchio e che pubblica in pochi mesi due best seller: è Valentina Sardu autrice di Foulard creativi e della ristampa anastatica dell’Enciclopedia dei Lavori femminili di Therese De Dillmont. Due titoli soltanto, su una produzione di decine in quell’anno, il più prolifico della storia della casa editrice, protesa a celebrare il decennale di attività, ma destinati a portare frutti inattesi e aprire nuove interessanti sentieri culturali.
Dieci anni vissuti con passione. Mastini dell’editoria, ci avrebbe definiti un editore scanzonato e geniale. Sicuramente fedeli al motto che ancora oggi campeggia nell’ingresso dei nuovi e luminosi uffici che ospitano la redazione: «Un editore scrive un proprio libro fatto di mille capitoli, quanti sono i titoli che sceglie di pubblicare»
2011
Una nuova collana va ad integrare la produzione di saggistica. È il progetto Il nostro Risorgimento, realizzato in collaborazione con il Coordinamento delle Unitre del Piemonte. L’anniversario dell’Unità d’Italia viene celebrato dalla casa editrice con una serie di saggi impegnativi commissionati ad esperti.
2012
Dalla mente creativa di Valentina Sardu nascono la collana Vintage Cross Stitch e il marchio Ajisaipress, destinato l’anno successivo a staccarsi e vivere di vita propria. Il ricamo antico, dal Rinascimento al Novecento, si affianca alla saggistica universitaria e alla gnosi. Punto croce e blackwork diventano parole note in redazione.
Il percorso di Marcovalerio Edizioni, tuttavia, rischia di arenarsi a questo punto. Le strade societarie si dividono, complice anche la pesantissima crisi del settore, e il 29 dicembre 2012, Marcovalerio Srl viene posta ufficialmente in liquidazione. Un grande sogno, una grande avventura, rischiano di scomparire per sempre.
2013
Il destino di Marcovalerio Edizioni e della sua ricca storia culturale resta incerto per alcune settimane. Abbandonata a se stessa, smantellata la sede, i collaboratori si interrogano sul futuro. E dalla volontà e determinazione di quanti avevano vissuto la straordinaria esperienza del gruppo di lavoro per tredici anni, nasce una soluzione.
Il Centro Studi Silvio Pellico, costituito a Cercenasco, in provincia di Torino da un gruppo di operatori culturali di grande livello, prende in gestione provvisoria il marchio Marcovalerio, al quale affianca per la distribuzione, grazie alla fiducia concessa dalla Diocesi di Pinerolo, un altro marchio editoriale che si sta affacciando al mondo dei libri: Vita, una casa editrice che già pubblica un free press in 15 mila copie sotto la direzione granitica di Patrizio Righero. Anche gli altri marchi, L’Arca e Ajisaipress, quest’ultimo ormai autonomo e orientato al di fuori del settore librario, accettano di collaborare. I libri già pronti, che ancora non erano andati in stampa, vengono rapidamente approntati e distribuiti, tenendo vivo il marchio.
Marcovalerio si trasforma in un’unica parola:
MARCOVALERIO
2014
Riprende la collaborazione con il marchio Ajisaipress, lanciando la linea di schemi per ricamo blackwork già distribuiti a livello mondiale in solo formato elettronico.
Il marchio Marcovalerio viene definitivamente acquisito dal Centro Studi Silvio Pellico. La strada continua. La passione per la cultura anche.
2015
Il 1° agosto 2015 Marcovalerio festeggia, in una giornata intensa, i suoi primi quindici anni di attività. Oltre trecento persone visitano le mostre allestite per l’occasione nel piccolo parco del Centro Studi Silvio Pellico. Senatori, consiglieri regionali, sindaci del territorio si alternano fra le mostre e gli stand campagnoli, insieme agli autori che vengono a farci visita. Due anni di duro lavoro hanno portato i risultati sperati. Ora Marcovalerio è nuovamente una realtà solida.
Pochi i titoli del marchio, ma grande consolidamento nell’assetto associativo, grazie a volontari giovani ed entusiasti.
2016
Libri e territorio. Un connubio importante. Perché cultura e letteratura si nutrono di un rapporto forte con gli uomini che abitano i luoghi della narrazione. Nasce così, grazie a Patrizio Righero e Cristina Menghini il progetto Terre d’Acaia, che radica il marchio in questa magnifica terra, senza perdere di vista la vocazione globale.
Nasce la collana dedicata alla fotografia, con Sguardi, anime, storie, un libro sognante di Massimo Damiano. Riparte la produzione a ritmo serrato. Alla terra che ci ospita dedichiamo una collana intera, I racconti delle Terre d’Acaia, con le opere di Piero Righero, cui seguiranno i successi di Cristina Menghini e la ripubblicazione di Alle porte d’Italia, di Edmondo De Amicis, l’opera che l’autore di Cuore dedicò al pinerolese.
2017
È l’anno di Giorgio Bàrberi Squarotti, che ci regala lo spettacolare saggio Il cannocchiale barocco. Una raccolta che purtroppo uscirà postuma, poche settimane dopo l’approvazione finale delle bozze del grande studioso della letteratura italiana, ormai cieco e semi paralizzato, ma fino all’ultimo giorno lucidissimo. Nel 2017, un altro grande autore ci regala il suo penultimo libro. Escono Sette lezioni di vita cosciente di Roy Eugene Davis. Ci lascia un grande storico della pedagogia, per noi sicuramente il più grande: Redi Sante Di Pol.
2018
Esce Ispirazioni per la pratica spirituale. Il testamento letterario di Roy Eugene Davis, che scomparirà l’anno successivo. E la spiritualità domenicana risponde con un’opera di grande spessore, a cura di Paola Panetta: Polvere. No grazie. Sullo scenario di guerra, pubblichiamo il secono diario dal fronte del grande fotografo internazionale Ugo Lucio Borga.E, ciliegina su una torta ricchissima di proposte culturali, Andrea Tornielli ci dona la sua monumentale bibliografia su Paolo VI, il papa della modernità.
2019
Un altro importante marchio di cultura si unisce alla famiglia del Centro Studi Silvio Pellico. Un dono inatteso, quello del catalogo Ivo Forza, che arricchisce l’offerta spirituale con traduzioni di prim’ordine delle opere di Lev Tolstoj. Pochi giorni dopo, ci lascia un altro grandissimo autore, Roy Eugene Davis.
Sono un redattore obsoleto. Da rottamare. Me lo ha comunicato ufficialmente, questa mattina, quel vecchio bastardo… l’anziano direttore editoriale. Non è che abbia usato proprio questa espressione diretta. Con quel suo fare mellifluo e la sua aria caritatevole, ha esordito affrontando il tema delle scelte in campo narrativo.
“Il tuo ambito di riferimento – sostiene lo sterco di eterodonte… l’autorevole vegliardo – resta ancorato a modelli del secolo scorso. Nelle tue valutazioni ti concentri su principi quali la coerenza e le verosimiglianza, che appaiono oggi del tutto privi di significato per le nuove generazioni di scrittori.”
La critica mi ha colpito nel segno, proprio mentre terminavo la colazione con la coscetta di ratto che questa notte ho fortunosamente catturato al volo mentre zampettava nella mia branda. Coerenza e verosimiglianza sono sempre stati i miei capisaldi di riferimento nella valutazione di un romanzo. Non è che sia un feticista del realismo, beninteso. Se gli asini volano, possono continuare a farlo tranquillamente per trecento pagine, a condizione che tengano sempre una velocità compatibile con la loro apertura alare. Nel caso siano asini a reazione, è chiaro che dovranno nutrirsi in modo adeguato perché l’espulsione posteriore sia abbastanza potente da garantire la spinta propulsiva. Asini coerenti e verosimili, insomma.
Lo sviluppo narrativo contemporaneo, in qualche modo, mi vede in difficoltà. Lo confesso candidamente. Quella spruzzatina di sesso recitato che compare persino nella descrizione di una mattinata di coda in Equitalia non suscita alla mia prostata particolari emozioni. Sarà perché ho letto a suo tempo tanto Capuana quanto Wilbur Smith e, lo dico sottovoce, anche il Marquis. Così, ieri, l’ennesimo manoscritto di “narrativa pura” (sic, anzi, sigh), nel quale “quattro personaggi incerti vagano“, all’insegna “dell’ingenua intensità del messaggio“, “senza alcun miglioramento stilistico a posteriori“, mi ha provocato una crisi epilettica.
Dal reparto spedizioni sono corsi a bloccarmi mentre mordevo il monitor, sputacchiando pezzi di plastica trasparente. Durante il trasporto in ospedale pare io abbia ingoiato il defibrillatore, continuando ad emettere scariche elettriche che hanno provocato la morte dei barellieri e un principio di incendio dell’autolettiga. La cartella clinica parla di “delirio percettivo con citazioni ossessive di brani tolkeniani”. Ricordo poco, devo ammetterlo, salvo che il medico di guardia, saputa la mia professione, mi ha trattenuto in triage quattro ore, giusto il tempo di leggermi ad alta voce il suo manoscritto inedito, dal titolo “Meditazioni introspettive in corsia“.
Mi hanno dimesso esattamente quattro ore e dodici minuti dopo l’ingresso in ospedale. A dire il vero, mi sono dimesso da solo, allontanandomi alla chetichella dopo aver nascosto il cadavere maciullato del dottore nel tunnel della TAC. A quanto pare, però, il mio direttore editoriale e il direttore sanitario si frequentano, in quei circoli noiosi dove fanno finta di giocare a bridge, e anche se l’eliminazione del giovane medico è stata considerata un banale incidente, considerato che non era iscritto neppure ai Lyons, la scritta color sangue sulla facciata del nosocomio, citando Howard Phillips Lovecraft, ha suscitato l’indignazione del luminare, con precisa richiesta di licenziamento del sottoscritto.
Questa mattina il ributtante arconte… l’autorevole figura ispiratrice di questa casa editrice mi attendeva pacatamente rilassato sulla poltrona di pelle candida, sorseggiando una tisana orientale e lanciando al soffitto volute di fumo dolciastro. “Carissimo Emanuele – e quel carissimo mi ha rammentato un politico piemontese dalla voce femminea che bazzicava le stesse balaustre del capo – riteniamo che questo tuo approccio viscerale alle istanze democratiche del popolo degli scrittori stia pregiudicando la linea progressista e innovatrice del nostro marchio. Devi comprendere che, nell’era della comunicazione liquida, questo tuo erigere baluardi in difesa di valori comunemente considerati privi di aderenza allo spirito dei tempi suoni come snobisticamente conservatore. Diamine, la società arcobaleno richiede un’epica caleidoscopica.”
Non sono stato licenziato. E come avrei potuto essere licenziato visto che nessuno mi ha mai assunto né tantomeno pagato un salario? Il grande spirito caritatevole che intride il mio beneamato capo, protettore e mentore, fin da quando trent’anni fa mi adottò, concedendomi di dormire nel sotterraneo e di rubacchiare gli avanzi del gatto, lo ha convinto che un prolungato periodo di astinenza dalle letture delle proposte di romanzi inediti possa curare i miei disturbi.
Da questa mattina sono quindi un redattore ordinario di saggistica e non più di narrativa. Un grande avanzamento di carriera, che mi ha permesso di trasferire la branda dalla cantina, vicino alla ghiacciaia, nel fienile abbandonato in fondo al parco, cosparso di guano di piccione. Il clima non è ingrato, anche se queste piogge di fine primavera mettono a dura prova la tenuta dei coppi ammuffiti.
Sulla cassetta della frutta che svolge il compito di scrivania, inginocchiato sotto il sole, sto affrontando il primo manoscritto, raccolto dal contenitore dei rifiuti indifferenziati. Sotto la morchia fa capolino il titolo: “L’inventario della spezieria di Bertoldino Odoruccio e il commercio dei materiali per la tintura degli stracci ammuffiti nei documenti dell’isola di Pasqua (1228-1264)“. Sento che la saggistica accademica italiana invaderà presto gli scaffali delle librerie di tutto i globo.
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