La collana di libri a grandi caratteri per lettori ipovedenti e dislessici di Marcovalerio Edizioni, attiva dal 2000 con oltre 150 volumi resi disponibili negli anni, si arricchisce di altri titoli per ragazzi giovani e ragazzi di ogni età, che amano le letture di avventura. Ve li riproponiamo in cinque raccolte, ordinate per tema. Dal grande Nord alle Hawaii, i temi cari allo scrittore statunitense vissuto tra Ottocento e Novecento e morto a soli 40 anni dopo una vita avventurosa, che trasferì nei suoi romanzi e racconti.
Marcovalerio Edizioni è ancora una casa editrice giovane, ma in poco più di vent’anni ha percorso una lunga strada, fatta talvolta di successi, di qualche errore, di speranze, cambiamenti e aggiustamenti di rotta. Ripercorriamo le tappe del nostro cammino con voi.
2000
Pochi avrebbero scommesso, in quella mattina estiva del primo agosto 2000, sul successo di questo progetto culturale. La crisi del settore librario era già evidente, anche se le sue conseguenze si sarebbero palesate negli anni a venire.
Tanto più ardita l’idea, perché realizzata in Piemonte, la regione dove storicamente si concentrano i più prestigiosi marchi dell’editoria cattolica e dell’editoria scolastica. Due scrivanie recuperate e due personal computer d’occasione furono i primi strumenti di lavoro, in quella giornata estiva e assolata, nelle stanze della portineria dismessa di uno stabile, in via Sant’Ottavio 53.
È il 1° agosto del 2000 quando nasce Marcovalerio, una piccola società a responsabilità limitata. Idee molte, mezzi decisamente pochi. Il logo è già quello attuale, con la M e la V che si sovrappongono, di colore rosso scuro, anche se qualche volta diventerà arancio. Il nome, invece, è “Marco Valerio”, staccato. Un omaggio a una persona importante, un sogno augurale. Di quegli anni pionieristici restano i ricordi della vicina Pasticceria Primavera. Un luogo magnifico, dove potete ancora oggi assaggiare dolci siciliani da leccarsi i baffi e dove, in primavera ed estate, si trasferiva in massa la redazione a lavorare.
Per capitale, l’entusiasmo e la determinazione. Poco spazio, pochi mezzi e, naturalmente, pochi titoli in progetto. Il primo libro pubblicato dalla casa editrice è un saggio di Enrico Pederzani, grande figura di sacerdote salesiano e insegnante di filosofia, Momenti di pedagogia cristiana. Libro difficile, che caratterizza immediatamente la produzione nel campo della saggistica e che ancora oggi è a catalogo e mai ne uscirà. Le copertine sono scarne, e tali resteranno negli anni, almeno per quanto riguarda la collana I SAGGI, che rappresenta ancora oggi la produzione di punta del marchio.
Giorni quasi eroici, e talvolta un poco disperati. Ci si recava al lavoro in tram o bicicletta. I primi titoli videro la luce nel tardo autunno, ma soltanto con l’anno successivo la casa editrice avrebbe avviato una produzione strutturata e programmata, presentandosi sul mercato con una rete di distribuzione organizzata a livello nazionale.
Le prime bozze, le prime prove di stampa, gli abbozzi di copertina furono assemblati presso la Legatoria Moretti, una struttura artigiana che esattamente dieci anni dopo, avrebbe cessato la propria attività con il pensionamento dei titolari. Come non ringraziarli e ricordare insieme a loro quel primo tomo, realizzato in copia unica con una stampante da ufficio, la copertina approssimativa incollata a mano dalla pazienza della signora Natasha, per vedere un libro che poche settimane dopo sarebbe andato in stampa?
2001
È il 2001 il primo vero anno di attività editoriale. All’inizio dell’anno nasce un progetto no-profit che caratterizza e qualifica Marcovalerio Edizioni nel campo dell’accessibilità: la collana Liberi Corpo 18, libri a grandi caratteri per lettori ipovedenti e dislessici. Un esperimento che viene guardato con curiosità e una certa dose di supponenza da molti editori togati, e che prosegue ancora oggi, pur tra mille sforzi, garantendo un ampio catalogo di classici della letteratura in formato accessibile.
Il primo distributore a proporre nelle librerie torinesi i nostri titoli fu Carlo Gambetta, storico grossista scolastico, i cui magazzini, allora in via Le Chiuse, ospitarono in un angolino i saggi di un altro grande autore, Redi Sante Di Pol, i cui saggi di storia della scuola compongono l’ossatura iniziale della produzione universitaria di Marcovalerio.
Fu però un grande editore e distributore lombardo, FAG, che per molti anni veicolò i nostri titoli in quella regione, ad aprirci il mercato nazionale. Un atto incredibile di fiducia, perché la maggior parte del catalogo era ancora soltanto un progetto, con copertine provvisorie e testi ancora in parte in mano agli autori.
Qualcuno fu più scettico. Qualche piccolo editore, ad esempio, che scommise su tre mesi di vita della società come massimo risultato. Non merita ricordarli, perché in parte scomparsi e in parte rimasti nell’oblio dei marchi da cantina.
Il primo stand di Marcovalerio, 2001
Se ami i libri , mettiti in posa, concorso
Se ami i libri, mettiti in posa
Nello stesso anno prende l’avvio la terza collana editoriale, GNOSI, un percorso delicato attraverso i classici della letteratura esoterica e misterica. Testi integrali, per veri cultori della materia. La collana, subito identificata dal colore giallo delle copertine, crescerà rapidamente acquisendo una vasta platea di lettori fedeli. Ai classici si aggiungono presto autori di punta contemporanei, primo fra tutti Roy Eugene Davis.
Di misteri e cultura religiosa e spirituale, in una città dalla grande tradizione esoterica come Torino, si occupavano e si occupano in molti. Anche in questo caso la scelta fu impegnativa fin dall’inizio: pubblicare soltanto opere in edizione integrale e saggi di approfondimento specialistico, lasciando ad altri la divulgazione approssimativa e i titoli ad effetto. Il primo autore contemporaneo a comparire nel catalogo sarebbe diventato un nome di punta della collana.
2002
Il 2002 viene dedicato quasi interamente all’organizzazione della rete distributiva. Marcovalerio sta raggiungendo i cinquanta titoli e il mercato delle librerie inizia ad accorgersi dell’esistenza di questo piccolo editore subalpino. Nasce la collana I BOXER, i tascabili di Marcovalerio. Testi integrali ad un prezzo competitivo, che fanno la loro comparsa vicino alla cassa delle librerie e consolidano il marchio presso i lettori. La collana proseguirà per alcuni anni, fino al suo naturale esaurimento e verrà successivamente rimpiazzata dai FAGGI, in un nuovo formato e una più accattivante veste grafica.
2003
Il 2003 viene interamente dedicato ai libri per ipovedenti. Grazie al progetto lanciato dal Ministero per i Beni Culturali, Marcovalerio investe decisamente sull’accessibilità, diventando rapidamente il primo editore in Italia e uno dei primi in Europa per numero di titoli. La collana LIBERI Corpo 18diventa uno standard di riferimento e, malgrado i numerosi tentativi di imitazione, si conquista l’apprezzamento delle associazioni del settore e soprattutto di migliaia di lettori ipovedenti, ai quali viene finalmente reso disponibile un catalogo per lo studio e per ritrovare il piacere della carta fra le mani. Marcovalerio raggiunge la fatidica soglia dei cento titoli pubblicati. In soli 3 anni di attività, è un piccolo record.
2004
Ormai il marchio Marcovalerio è lanciato. Il 2004 è un anno intensissimo. Nasce la collana di Storia della Cultura materiale, diretta dal prof. Franco Panero dell’Università di Torino. Esce la monumentale opera Mozart, tutti i testi delle composizioni vocali. Viene pubblicato anche il primo titolo di narrativa contemporanea, nella collana I Boxer. È Il Calzolaio, un non giallo, un non noir del noto regista Corrado Farina.
2005
La saggistica torna protagonista, con una ricca serie di titoli e di autori qualificati.
2006
Nasce un nuova collana tascabile: I classici ritrovati, dedicata alle opere minori e introvabili del patrimonio letterario italiano dell’Ottocento e Novecento. Marcovalerio, dopo anni di assenza, riporta ai lettori l’intera quadrilogia di Antonio Fogazzaro, i Cento Anni di Giuseppe Rovani, ma anche opere dimenticate di elevato valore letterario.
2007
Anno avventuroso e ricco di esperimenti. Viene incorporato il marchio Torino Poesia. Un esperimento che durerà tre anni e che lancerà sul panorama editoriale diversi nomi divenuti noti ai lettori. I giovani poeti piemontesi varcano i confini italiani, visitano l’Europa, gli Stati Uniti, l’Asia, grazie agli scambi con gli Istituti italiani di cultura. Dalle collaborazioni e dai progetti nascono traduzioni estere e coedizioni con Francia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Brasile.
2008
È tempo di social network. Apre la pagina Facebook e, poco dopo, anche l’account Twitter. La produzione è intensa. Sono 21 i nuovi titoli ancora in buona parte a catalogo, con saggi d’inchiesta, ampie recensioni sulla stampa quotidiana. È anche l’ultimo anno in cui la nostra casa editrice perde il proprio tempo con il Salone del Libro di Torino, ormai agonizzante e privo di spunti culturali.
2009
Marcovalerio nel frattempo ha cambiato sede, abbandonando il piano terra di via Sant’Ottavio, ormai troppo stretto e poco adatto ad ospitare chilometri di cavi e pareti di monitor, per una nuova e moderna sede, nel Centro Europa, in corso Tazzoli. Nasce il nuovo centro stampa digitale, che permette una produzione serrata, nuovi formati e tempi di distribuzione molto più rapidi. Nell’autunno, la casa editrice esordisce alla Frankfurter Buchmesse, la più importante fiera del libro mondiale.
Lo stand Piemonte alla Buchmesse
Nasce la collana I FAGGI, che raccoglie l’eredità dei tascabili e propone ai lettori classici della letteratura e opere contemporanea di elevata qualità È immediatamente un successo.
Ai marchi Marcovalerio e Torino Poesia si affianca ora la produzione della Cooperativa L’Arca, che si affida per la distribuzione dei suoi prestigiosi titoli di filosofia, religione ed etica, sotto la direzione del prof. Aldo Rizza.
2010
Anno di consolidamento il 2010. La produzione delle diverse collane prosegue a ritmo ininterrotto, senza particolari innovazioni. Molti i nuovi titoli, con un ritmo in crescita. La casa editrice mette a segno un acquisto importante. Giunge in redazione un’autrice e curatrice che stravolge i canoni seriosi del nostro marchio e che pubblica in pochi mesi due best seller: è Valentina Sardu autrice di Foulard creativi e della ristampa anastatica dell’Enciclopedia dei Lavori femminili di Therese De Dillmont. Due titoli soltanto, su una produzione di decine in quell’anno, il più prolifico della storia della casa editrice, protesa a celebrare il decennale di attività, ma destinati a portare frutti inattesi e aprire nuove interessanti sentieri culturali.
Dieci anni vissuti con passione. Mastini dell’editoria, ci avrebbe definiti un editore scanzonato e geniale. Sicuramente fedeli al motto che ancora oggi campeggia nell’ingresso dei nuovi e luminosi uffici che ospitano la redazione: «Un editore scrive un proprio libro fatto di mille capitoli, quanti sono i titoli che sceglie di pubblicare»
2011
Una nuova collana va ad integrare la produzione di saggistica. È il progetto Il nostro Risorgimento, realizzato in collaborazione con il Coordinamento delle Unitre del Piemonte. L’anniversario dell’Unità d’Italia viene celebrato dalla casa editrice con una serie di saggi impegnativi commissionati ad esperti.
2012
Dalla mente creativa di Valentina Sardu nascono la collana Vintage Cross Stitch e il marchio Ajisaipress, destinato l’anno successivo a staccarsi e vivere di vita propria. Il ricamo antico, dal Rinascimento al Novecento, si affianca alla saggistica universitaria e alla gnosi. Punto croce e blackwork diventano parole note in redazione.
Il percorso di Marcovalerio Edizioni, tuttavia, rischia di arenarsi a questo punto. Le strade societarie si dividono, complice anche la pesantissima crisi del settore, e il 29 dicembre 2012, Marcovalerio Srl viene posta ufficialmente in liquidazione. Un grande sogno, una grande avventura, rischiano di scomparire per sempre.
2013
Il destino di Marcovalerio Edizioni e della sua ricca storia culturale resta incerto per alcune settimane. Abbandonata a se stessa, smantellata la sede, i collaboratori si interrogano sul futuro. E dalla volontà e determinazione di quanti avevano vissuto la straordinaria esperienza del gruppo di lavoro per tredici anni, nasce una soluzione.
Il Centro Studi Silvio Pellico, costituito a Cercenasco, in provincia di Torino da un gruppo di operatori culturali di grande livello, prende in gestione provvisoria il marchio Marcovalerio, al quale affianca per la distribuzione, grazie alla fiducia concessa dalla Diocesi di Pinerolo, un altro marchio editoriale che si sta affacciando al mondo dei libri: Vita, una casa editrice che già pubblica un free press in 15 mila copie sotto la direzione granitica di Patrizio Righero. Anche gli altri marchi, L’Arca e Ajisaipress, quest’ultimo ormai autonomo e orientato al di fuori del settore librario, accettano di collaborare. I libri già pronti, che ancora non erano andati in stampa, vengono rapidamente approntati e distribuiti, tenendo vivo il marchio.
Marcovalerio si trasforma in un’unica parola:
MARCOVALERIO
2014
Riprende la collaborazione con il marchio Ajisaipress, lanciando la linea di schemi per ricamo blackwork già distribuiti a livello mondiale in solo formato elettronico.
Il marchio Marcovalerio viene definitivamente acquisito dal Centro Studi Silvio Pellico. La strada continua. La passione per la cultura anche.
2015
Il 1° agosto 2015 Marcovalerio festeggia, in una giornata intensa, i suoi primi quindici anni di attività. Oltre trecento persone visitano le mostre allestite per l’occasione nel piccolo parco del Centro Studi Silvio Pellico. Senatori, consiglieri regionali, sindaci del territorio si alternano fra le mostre e gli stand campagnoli, insieme agli autori che vengono a farci visita. Due anni di duro lavoro hanno portato i risultati sperati. Ora Marcovalerio è nuovamente una realtà solida.
Libri, soprattutto libri
I cani addestrati
Libri e chiacchiere. Parole, sempre.
La mostra
Cristina Menghini e il laboratorio di fiabe per bambini
Furio Sclano e il seminario di kriya yoga
Un editore scrive un proprio libro…
I ricami di Valentina Sardu
I am fifteen
Pochi i titoli del marchio, ma grande consolidamento nell’assetto associativo, grazie a volontari giovani ed entusiasti.
2016
Libri e territorio. Un connubio importante. Perché cultura e letteratura si nutrono di un rapporto forte con gli uomini che abitano i luoghi della narrazione. Nasce così, grazie a Patrizio Righero e Cristina Menghini il progetto Terre d’Acaia, che radica il marchio in questa magnifica terra, senza perdere di vista la vocazione globale.
Nasce la collana dedicata alla fotografia, con Sguardi, anime, storie, un libro sognante di Massimo Damiano. Riparte la produzione a ritmo serrato. Alla terra che ci ospita dedichiamo una collana intera, I racconti delle Terre d’Acaia, con le opere di Piero Righero, cui seguiranno i successi di Cristina Menghini e la ripubblicazione di Alle porte d’Italia, di Edmondo De Amicis, l’opera che l’autore di Cuore dedicò al pinerolese.
2017
È l’anno di Giorgio Bàrberi Squarotti, che ci regala lo spettacolare saggio Il cannocchiale barocco. Una raccolta che purtroppo uscirà postuma, poche settimane dopo l’approvazione finale delle bozze del grande studioso della letteratura italiana, ormai cieco e semi paralizzato, ma fino all’ultimo giorno lucidissimo. Nel 2017, un altro grande autore ci regala il suo penultimo libro. Escono Sette lezioni di vita cosciente di Roy Eugene Davis. Ci lascia un grande storico della pedagogia, per noi sicuramente il più grande: Redi Sante Di Pol.
2018
Esce Ispirazioni per la pratica spirituale. Il testamento letterario di Roy Eugene Davis, che scomparirà l’anno successivo. E la spiritualità domenicana risponde con un’opera di grande spessore, a cura di Paola Panetta: Polvere. No grazie. Sullo scenario di guerra, pubblichiamo il secono diario dal fronte del grande fotografo internazionale Ugo Lucio Borga.E, ciliegina su una torta ricchissima di proposte culturali, Andrea Tornielli ci dona la sua monumentale bibliografia su Paolo VI, il papa della modernità.
2019
Un altro importante marchio di cultura si unisce alla famiglia del Centro Studi Silvio Pellico. Un dono inatteso, quello del catalogo Ivo Forza, che arricchisce l’offerta spirituale con traduzioni di prim’ordine delle opere di Lev Tolstoj. Pochi giorni dopo, ci lascia un altro grandissimo autore, Roy Eugene Davis.
Un romanzo è figlio del tempo in cui viene scritto. A partire dalla fine del secolo scorso, non di rado con la tipica autoreferenzialità che caratterizza sempre questo tipo di dibattiti, il rapporto fra la mutazione sociale, politica ed economica di un Paese e la produzione narrativa è stato analizzato a fondo, cercando di identificare la caratterizzazione delle opere rispetto al cambiamento in atto.
Così, la definizione di “New Italian Epic”, coniata da Wu Ming, ha etichettato il romanzo di fine Novecento come frutto dell’impegno intellettuale seguito al crollo della Prima Repubblica e a una presunta assunzione di consapevolezza sociale e politica, che culminerebbe, in questo primo decennio del ventunesimo secolo con “Gomorra” di Saviano. Il nuovo romanzo, secondo Wu Ming, deve unire la presa di posizione etica, la capacità di analisi innovativa, se necessario fino all’azzardo, a una capacità comunicativa dell’autore (o dell’editore aggiungiamo) di creare “networking”, ovverosia di coinvolgere i lettori in comunità di dibattito reali e molto più frequentemente virtuali e favorire con la sua opera la creazione di “lavori derivati”, in una sorta di “creative commons” multimediale.
In altre parole, quelle semplici e banali che noi preferiamo, lo scrittore dovrebbe essere schierato politicamente, ampiamente sostenuto da un’azione virale attraverso i mezzi di comunicazione, produrre opere facilmente riducibili in versione cinematografica, capace di inventarsi eventi che con la lettura in se stessa non hanno necessariamente legame, se necessario diventando personaggio televisivo e di cronaca. Soltanto in questo modo si può creare il best seller.
Tutto questo è sicuramente vero se lo scopo del narrare è, appunto, creare il best seller. Ci pare di ricordare che anche nell’Ottocento, un ricco signore milanese, scrivendo un romanzo storico ambientato nella Lombardia del Seicento, riuscì a metaforizzare il Risorgimento, coinvolgendo i lettori in operazioni trasversali e multimediali, grazie alla contemporanea musica verdiana, producendo un’opera storica con una precisa posizione etica, dalla quale sono derivate ispirazioni per un’intera generazione di scrittori e artisti. Il best seller, in questo caso, fu anche un capolavoro. Nè deve fare storcere il naso l’idea di fondo che, in linea di massima, un capolavoro quasi sempre diventi un best seller.
Più banalmente ancora, ci pare che considerare la narrativa di Alberto Moravia o di Cesare Pavese figlia del trentennio a cavallo fra il declino del Fascismo e il boom economico possa, in questo umile contesto, essere considerata una semplificazione accettabile per quanto riduttiva. Uno scrittore che non narrasse del suo tempo sarebbe o uno storico anziché un romanziere, o un autore di fantascienza, e anche su quest’ultima brutale semplificazione sicuramente chiediamo venia.
Se la stagione della nuova epica politica nel romanzo italiano appare conclusa con “Gomorra”, viene naturale chiedersi, oggi, quale percorso stia imboccando la nuova narrativa. A giudicare dalla variazione dei temi affrontati nei manoscritti che ci vengono sottoposti, siamo tentati di azzardare che il ripiegamento intimistico, l’analisi introspettiva e il distacco sociale siano il nuovo fronte del romanzo del secondo decennio di questo secolo. Un fronte, lo diciamo subito e con la cruda franchezza che contraddistingue questa casa editrice, al quale non daremo alcun sostegno, inteso come sostegno alla pubblicazione, a meno di ripensamenti puramente commerciali e distonici rispetto alla nostra linea culturale.
Proprio la crisi dei riferimenti sociali, conseguente a quella economica, e delle certezze che sembravano caratterizzare il mutamento politico degli Anni Novanta, chiamano lo scrittore a cimentarsi non sull’analisi del sé, ma sul tentativo di capire il mondo, e quindi gli uomini, che lo circondano. Perché tanto ci aspettiamo da colui che ambisce al titolo di intellettuale e non di scribacchino. Una richiesta che non deve essere intesa come un nuovo richiamo alla politicizzazione del romanzo in senso ideologico, che ci basterebbe seppellita con “Gomorra”, ma a un approfondimento nel quale l’uomo, il protagonista, viva una fabula constestualizzata nel momento storico. Momento che è politico, sociale, economico, ma anche personale. Elio Vittorini e Leonardo Sciascia lo seppero sicuramente fare, se ben ricordiamo.
Se così non sapremo fare, non ci resta che la manualistica, che rappresenta la sconfitta totale della letteratura come impegno sociale e il riconoscimento che il confine dell’orto è l’unico orizzonte al quale possiamo ambire.
Redi Sante Di Pol (1051 – 2017) è stato Professore ordinario di Storia dell’Educazione nell’Università di Torino, occupandosi in particolare di studi sulla storia della pedagogia contemporanea e delle istituzioni scolastiche e educative. Innumerevoli la sue pubblicazioni, per la maggior parte incentrate sull’evoluzione storica della scienza pedagogica a cavallo fra fine Ottocento e la prima metà del Novecento.
Presidente nazionale della FISM, la Federazione Italiana delle Scuole Materne di ispirazione cattolica, ha apportato un contributo fondamentale alla difesa dell’educazione libera in Italia.
Valentina Sardu, affermata e appassionata designer di craft e ricamo, ha esordito nel 2010 con il best seller Foulard creativi per idee di moda ecochic, un agile volume dedicato all’antica arte giapponese del furoshiki.
L’inatteso successo del libro, ristampato tre volte in un solo anno, e del blog omonimo, foulardcreativi.wordpress.com, ha portato nel 2011 alla pubblicazione della seconda edizione del suo lavoro di ricerca, in un nuovo formato tascabile e con contenuti aggiornati, divenuto un vero best seller, tuttora in vetta alle classifiche fra i volumi del genere su Amazon e Internet Bookshop. Vi consigliamo di seguire il suo blog, sempre aggiornato, per i contenuti aggiuntivi all’opera che potete acquistare in libreria o direttamente sul nostro bookshop. Potete anche seguire la sua pagina Facebook, centro di animazione di gruppi di appassionate.
Ma il lavoro di Valentina Sardu non si limita alla cultura giapponese. La sua maggiore esperienza è nel campo del ricamo antico.
Già aveva curato per la nostra casa editrice il restauro e poi la realizzazione della ristampa anastatica di un’opera fondamentale e ricercatissima da tutte le appassionate di ricamo e cucito. Parliamo della magnifica Enciclopedia dei lavori femminili di Therese De Dillmont, pubblicata alla fine dell’Ottocento e ristampata in milioni di copie in tutto il mondo. Con un attento lavoro critico di ricostruzione, partendo dalle illustrazioni originali dell’edizione francese e inglese e raffrontandole con la prima edizione italiana del 1890, Valentina Sardu ha reso possibile un’anastatica preziosa dell’opera della Dillmont.
Dal 2012 parte il nuovo grande progetto curato e diretto da Valentina Sardu. Ajisaipress è una linea di prodotti editoriali specializzati nel ricamo vintage, con la ricostruzione di schemi artistici dal Cinquecento all’inizio del Novecento e la ristampa di opere rare e preziose degli ultimi sei secoli, proposte di schemi che uniscono tecniche antiche e contemporanee per realizzare ricami fantastici e raffinati.
Il suo lavoro è stato recensito a livello mondiale da blog specializzati, riviste, portali tematici, consacrandola come testimone della creatività italiana.
Ogni casa editrice è sommersa di manoscritti. Fatto normale, in fondo, visto che chi scrive desidera pubblicare il proprio lavoro. Di consigli agli aspiranti scrittori che desiderano pubblicare con la nostra casa editrice ne abbiamo dispensati già molti. Non è il caso di ripeterli, ma semmai di riassumerli: sì alla saggistica, ni alla narrativa, no alla poesia.Per la saggistica, ribadiamo il concetto fondamentale: cercate di capire cosa può interessare alla casa editrice che contattate. Inutile proporre manuali di informatica a un editore che predilige la filosofia o testi lontani dell’orientamento culturale che risulta evidente dalle pubblicazioni già prodotte in precedenza. Acquistare qualche libro di quell’editore e leggerlo non fa certo male. Anzitutto perché leggere ci arricchisce e nello specifico ci permette di comprendere meglio se vale la pena di proporre un proprio lavoro.Inutile dire che se per voi leggere è una fatica ben difficilmente potrete pensare che la vostra opera di scrittori sia considerata all’altezza dai redattori che dovranno esaminarla.Per quanto riguarda la poesia, lo abbiamo già detto. No. No. Ancora no. E non ci rispondete per favore che Marcovalerio Edizioni produceva anche poesia con il marchio Manifattura Poesia. Manifattura Poesia ha cessato le pubblicazioni.Questa volta ci soffermiamo invece sulla voce NARRATIVA e in particolare sul ROMANZOTanto per capirci, la voce romanzo esclude già dal novero dei manoscritti che potete proporre a questa casa editrice tutto ciò che romanzo non é:
fiabe
raccolte di racconti
biografie e autobiografie romanzate
Cosa intendiamo per romanzo? Wikipedia ci dà una prima definizione:
Il romanzo è un genere della narrativa in prosa, caratterizzato da un testo di una certa estensione.
La parola romanzo deriva dal termine francese antico romanz o roman, che è una abbreviazione della locuzione latina romanice loqui, cioè “parlare in lingua romanza“, vale a dire in lingua di derivazione latina.
I primi testi ad essere chiamati “romanzi” appartengono alla letteratura francese delle origini che ancora non si distingue del tutto da quella delle altre nazioni europee che hanno in comune la stessa eredità linguistica e cioè il latino.
Il romanzo si distingue dalla novella o racconto per la lunghezza e pertanto anche dalla maggiore complessità, cioè tempi più lunghi, vicende ed ambienti più elaborati, maggior numero di personaggi. Esistono comunque romanzi brevi, così come esistono racconti lunghi.
Il romanzo, a seconda delle caratteristiche distintive che si rilevano al suo interno, può essere classificato all’interno di svariati generi e, talvolta, sottogeneri o filoni.
Potrà così essere definito, e già dei colori dovreste capire quali proprio non proporci:
Romanzo di avventura quando le azioni e le vicende prevalgono sopra ogni altro aspetto del contenuto.
Romanzo picaresco in cui l’eroe di bassa estrazione si fa strada in un mondo ostile.
Romanzo psicologico-intimistico quando emerge in primo piano l’individuo, con i suoi conflitti interiori e, in generale, le sue emozioni e sentimenti, passioni e sensazioni.
Romanzo a sfondo sociale se si tratteggia la vita dei ceti sociali economicamente svantaggiati o si denunciano situazioni di sopruso e pregiudizio.
Romanzo di ambiente e di costume se si descrivono comportamenti di gruppi sociali e di individui che li rappresentano.
Romanzo storico se la vicenda si svolge in un periodo storico ben definito e importante per lo svolgimento dei fatti.
Romanzo comico-umoristico quando è condotto con un taglio che sottolinea lo stravolgimento delle situazioni normali e muove il riso.
Romanzo giallo (o detective story) se la trama si fonda sulla dinamica delitto-investigazione e suoi ruoli di vittima-assassino-investigatore.
Romanzo fantastico (o fantasy) se la trama prevede l’interazione con mondi o caratteri che vanno oltre il reale, spesso fondati in una dimensione a-storica e mitica.
Romanzo gotico, se l’ambientazione è generalmente situata in epoca medioevale e i personaggi sono cupi e tormentati, vittime di un destino oscuro che li sovrasta e ne determina la tragica fine o il triste fallimento.
Romanzo di fantascienza, quando la storia è ambientata in un futuro più o meno prossimo, in cui viene proiettato nella società l’impatto di innovazioni scientifiche e tecnologiche.
Romanzo dell’orrore (o horror) se la storia narra di eventi sovrannaturali che coinvolgono i personaggi in eventi e situazioni angoscianti e terribili, volte a creare paura nel lettore.
Romanzo di fantapolitica se il tema è l’ipotetica organizzazione di uno stato o le conseguenze di ideologie, con una trasposizione in chiave fantastica, oppure proiettando elementi storici in un ipotetico futuro, o ancora descrivendo una storia alternativa a quella conosciuta (ucronia).
Romanzo di spionaggio (spy-story) quando dominano sulla scena i conflitti tra agenti segreti di servizi di vari paesi (spesso CIA e KGBdurante la guerra fredda).
Romanzo rosa se è orientato al sentimentalismo.
Romanzo storico sentimentale quando le vicende sentimentali e romantiche dei personaggi sono collocate in un rigoroso e preciso quadro storico e di costume.
Romanzo nero (o noir) se è orientato alla violenza.
Romanzo epistolare quando le vicende dei personaggi sono trasmesse con l’espediente del carteggio epistolare.
Romanzo in forma di diario quando le vicende dei personaggi sono trasmesse con l’espediente del diario.
Romanzo didattico, quando il romanzo è un pretesto per impartire insegnamenti.
Romanzo di formazione, quando l’attenzione è rivolta alla evoluzione del personaggio verso la maturità e l’età adulta.
Romanzo filosofico quando il romanzo è un pretesto per trasmettere dei concetti filosofici.
Romanzo d’appendice, così chiamato perché pubblicato una volta “in appendice”, a puntate, sui quotidiani e che dovendo sollecitare la curiosità del lettore fino al numero successivo, presenta una trama ricca di colpi di scena e di episodi ad effetto.
Romanzo fiume se affronta, all’interno dello stesso testo, storie lunghissime di intere famiglie o gruppi sociali.
Romanzo ciclico se appartiene a un gruppo di romanzi diversi, ciascuno a sé stante, ma legato agli altri dall’ambiente e dai personaggi.
Romanzo feuilleton, in origine romanzo pubblicato a puntate su di un quotidiano, spesso basato su forti sentimenti, casi sfortunati e intricate vicende.
Nouveau Roman, grosso modo tra gli anni cinquanta e settanta del Novecento.
Romanzo d’analisi che mette in mostra tutte le sfaccettature del sentimento e le pulsioni dell’inconscio.
Romanzo naturalista e verista, una descrizione oggettiva e quasi fotografica della realtà.
Romanzo thriller, caratterizzato da una forte tensione e colpi di scena, può manifestare contemporaneamente peculiarità proprie a più generi quali: azione, giallo, intrigo spy-story e fantapolitica.
Iperromanzo, quando l’obiettivo è superare i normali limiti del romanzo, ad esempio realizzando la contemporaneità delle azioni, oppure fornendo al lettore la possibilità di effettuare delle scelte.
Romanzo ipertestuale, romanzo realizzato tramite ipertesto o comunque non vincolando la lettura alla sequenzialità delle pagine.
Graphic novel, romanzo a fumetti.
Metaromanzo
Come vedete, sono molte le righe rosse in questo elenco. Bene, se la vostra opera rientra in una classificazione che abbiamo evidenziato in rosso, spiacenti, lasciate stare.
Leggete a questo punto quanto scritto ne
Il romanzo che vorremmo
Nelle righe precedenti abbiamo delineato in modo sommario quali generi di romanzi non siamo interessati a valutare.Non siamo interessati significa, per favore. non spediteli neppure. Almeno non spediteli a noi.
Molte case editrici prediligono generi narrativi specifici. Per scelte commerciali o culturali. Se avete scritto un giallo o un noir, ad esempio, potete tentare di proporlo a Fratelli Frilli di Genova, che ha una collana dedicata. Presso Mursia troverete probabilmente ascolto per romanzi di taglio intimista o erotico. Las Vegas di Torino è sicuramente la casa editrice adatta a prendere in considerazione opere di narrativa indirizzate ad un pubblico di lettori fra i 13 e i 19 anni.
La collana Harmonypubblicata da Mondadori è sicuramente quella adatta per proporre opere sentimentali rivolte ad un pubblico femminile. Senza trascurare un altro grande editore italiano, Sonzogno, che pubblica i capolavori di Liala.
Marcovalerio non pubblica questo tipo di opere. Perché? Potremmo dirvi che abbiamo un progetto culturale diverso o semplicemente che gli editori citati nelle righe soprastanti lo fanno sicuramente meglio.
Quale romanzo vorremmo ricevere, dunque?
Premesso che Marcovalerio pubblica pochissime opere di narrativa, non più di due o tre l’anno, la collana tascabile I BOXER è chiusa. Questo significa che non sono previste nuove pubblicazioni in questa collana, i cui titoli restano a catalogo ma non saranno affiancati da nuove opere.
L’unica collana di narrativa aperta è I FAGGI, La collana ospita opere classiche di grandi autori e opere contemporanee, con preferenza di scrittori già pubblicati anche se meno noti al pubblico.
I romanzi che prendiamo in considerazione devono avere alcune caratteristiche fondamentali e irrinunciabili:
nella storia deve accadere qualcosa
devono essere ambientati rigorosamente in un territorio noto all’autore, definito e dettagliato
Nella storia deve accadere qualcosa
Cosa significa? Niente storie intimiste, introspettive, di analisi psicologica. Riceviamo spesso proposte di storie nelle quali “il personaggio svolge un percorso di analisi introspettiva che lo porterà a maturare…” eccetera eccetera. Il romanzo che siamo disposti a valutare ha un inizio, uno svolgimento, un termine. Riteniamo che i lettori amino sentirsi raccontare storie nelle quali i personaggi affrontano avvenimenti significativi, siano essi straordinari o quotidianamente ordinari, ma tali da giustificare un racconto. Ciascuno dei nostri collaboratori si sveglia al mattino, si lava, esce di casa, va al lavoro, incontra qualcuno e magari si è innamorato una o più volte nel corso della vita. Ciononostante non riteniamo che queste avventure siano in linea di massima interessanti. Talvolta, invece, possono accadere cose fuori dall’ordinario. Un incontro, un avvenimento storico o personale, possono mutare la vita di un personaggio. Creare il romanzo. E su queste storie, purché l’avvenimento non sia un drago fantasy, un’astronave fantascientifica o un truculento delitto noir, ci intratterremo con piacere.
Qualche spunto? Naturalmente. Rigorosamente tratti da libri che abbiamo scelto di pubblicare e naturalmente vi invitiamo a leggere.
Il ritrovamento di una pala d’altare, attribuita al Cerano, offre alla scrittrice il pretesto per ricostruire un giallo d’epoca, intersecando abilmente documenti storici e persino dialoghi tratti da scritti originali, con la fantasia narrativa. Chi ha ucciso l’ufficiale francese le cui sembianze sono state riprodotte nella Decollazione di San Giovanni Battista?
Un’estate incantata, al confine tra l’infanzia e la pubertà, quando ancora la curiosità non travalica i finestrini di un treno che viaggia soltanto per fermate, simboliche. Due mondi vicini per tradizioni e cultura, ma ancora fra loro incapaci di comunicare, verranno a misurarsi reciprocamente attraverso i drammi delle alluvioni, dell’emigrazione e della povertà, ma anche dei valori comuni di solidarietà e responsabilità.
Da qualche tempo però aveva un pensiero nella testa: ora aveva raggiunto i diciotto anni, lavorava peggio di una bestia e non aveva ancora la bici.
Così una volta che sia lui che suo padre stavano appoggiati al manico della zappa per asciu-garsi il sudore tirò la pietra.
“Tutti i miei amici hanno la bicicletta – disse piano – adesso è ora che anch’io cominci a portarmi alle feste e sono troppo grande per farmi menare dagli amici sul tubo: che figura ci faccio davanti alle figlie?”
Ora è il momento di far parlare la musica. Salgo con un balzo sul podio. Si fa strada il silenzio.
Osservo l’orchestra.Sono tutti schierati. Un mio cenno col viso. Ebbene sì, siamo pronti: così paiono dirmi. Bene, ci siamo. Finalmente.Dispiego verso di loro la mano sinistra e la bacchetta stretta tra il pollice, l’indice e il medio della destra.
Pronti gli archetti sui violini, viole, violoncelli e contrabbassi: un rumore sottile e dolce. Si comincia.
Siete cresciuti in Rhodesia come Wilbur Smith? Potete stare certi che le vostre descrizioni della savana saranno più credibili e appassionanti di quelle che ne potrebbe dare un turista.
Il sole caldo di Agrigento vi ha scaldato il sangue prima ancora che nasceste? Quando evocherete le case di Vigata i lettori sentiranno sulla nuca il calore opprimente che Andrea Camilleri sa insinuare fra le righe delle avventure di Montalbano.
Il vostro cuore pulsa al ritmo lento delle vigne nelle Langhe? Allora la vostra prosa avrà il ritmo vinoso di Cesare Pavese.
In questa redazione, non lo nascondiamo affatto, amiamo follemente il variopinto mondo californiano di John Steinbeck, le camminate partigiane di Italo Calvino, i paesaggi rurali di Alfredo Panzini, la coralità di Leone Tolstoi.
Possono bastarvi questi suggerimenti per capire qual è il romanzo che vorremmo?
Leggete, se lo ritenete, quanto scritto in cima a questa lunga pagina.
E in calce, ecco alcuni consigli di critici e redattori vicini al nostro marchio
La scelta delle case editrici cui inviare un manoscritto sembra essere non di rado compiuta con spensieratezza, non capendo che si potrebbero risparmiare soldi e tempo se vi fosse alla base maggiore informazione. Lo diciamo da tempo nel nostro blog che timidamente cerca di fornire qualche aiuto a livello conoscitivo, eppure piovono sulla mail domande incredibili, manoscritti non richiesti e quant’altro.
Una signora di recente ci ha chiesto di darle l’indirizzo d’una casa editrice seria per fare un instant book e che sia ovviamente una casa editrice che dia almeno 5000 euro di anticipo. Sono cose dell’altro mondo, non capiamo talvolta se vicende simili siano da attribuire alla presunzione o alla mera vacanza saecula saeculorum dei neuroni degli interessati.
In ogni caso, mi sembra che Marcovalerio sia stata chiara sulle tematiche che potrebbe considerare, quanto ci vuole leggere due minuti per capire se fa al caso nostro o meno? Bah.
La costruzione dei dialoghi è oggettivamente uno degli scogli più difficili della scrittura. Dare consigli in poche righe in un blog è difficile. Uno dei nostri collaboratori organizza occasionalmente dei corsi (tra l’altro gratuiti) per chi voglia affrontare le tematiche della scrittura. Proprio perché gratuiti non hanno mai riscosso grande successo, a dire il vero.
Un consiglio banale, utile per chi davvero sia in difficoltà con i dialoghi, è quello di registrare una normale conversazione tra amici, senza avvisare nessuno di loro, per non renderla artificiosa e, quindi, con il loro permesso, sbobinarla pedissequamente e rileggerla con attenzione su carta. Si scoprirà come in realtà essa sia profondamente diversa dalla maggior parte dei dialoghi che leggiamo sui libri, da un lato, ma dall’altro ci offrirà spunti di riflessione sui ritmi, sulle pause, sui rilanci, aiutandoci a comprendere meglio i meccanismi che la regolano. Un simile esercizio non è fine a se stesso, ma ci aiuta ad evitare quei dialoghi artificiosi che, non di rado, rendono impubblicabile un manoscritto.
Per eccesso, un dialogo perfetto non dovrebbe aver bisogno di specificare chi stia parlando e, tanto meno, di intervenire con precisazioni del tipo “annuì Carla”, “disse con tono sommesso Federica” o “cachinnò Cunegonda”. Tuttavia, per giungere alla pubblicabilità, ci accontenteremo di molto meno rispetto alla perfezione.
Due pilastri da tenere sempre presenti: coerenza e verosimiglianza. Magari ne parleremo in dettaglio in un articolo del blog, quando qualcuno in redazione avrà il tempo da dedicare a un argomento così impegnativo.
Qualche lettura? Ad esempio i dialoghi di John Steinbeck in Cannery Row o Sweet Tuesday. Surreali eppure verosimili e coerenti.
Perché, con il vostro aiuto, non provare a riportare alcuni dialoghi celebri e mirabili per perfezione stilistica? Suggerite.
Il diavolo mi guarda beffardo, con il viso di un ironico Alfredo Panzini. A giorni uscirà, nella collana “I faggi” di Marcovalerio Edizioni, “Il diavolo nella mia libreria“. Un testo cosiddetto minore del grande romanziere romagnolo, più noto al grande pubblico per “Il padrone sono me”. Un piccolo classico, che ho curato con passione particolare, dedicandogli fuori orario ben più dei tredici secondi netti che l’editore prevede siano il tempo massimo per spedire di corsa in tipografia quei libri che servono appunto a tenere impegnare le macchine da stampa fra un best seller e l’altro.
Sconvolti dalla notizia? Ormai, se seguite questo sito, lo sapete che il redattore ordinario è un vecchio cinico e astioso. Anche con i classici della letteratura.
Per Alfredo Panzini, tuttavia, come per pochi altri, questo abitante delle grotte nutre una particolare predilezione. Forse perché anche Panzini era a modo suo un simpatico cinico, un uomo capace di slanci profondi nella sua opera, meno nota, di autore per la scuola, ma capace di pennellate all’acido nei confronti della “democrazia” degli Anni Venti, quella che traghettò l’Italia dallo slancio unitario alla palude giolittiana, tanto simile almeno per quantità e abnormità degli scandali alla contemporanea, e da questa al fascismo, cui Panzini ebbe la colpa di guardare con insufficiente antipatia, ragione dell’ostracismo perpetrato alla sua opera.
Bando alle divagazioni letterarie, torniamo al diavolo, anzi alla libreria, o meglio ancora ai classici.
Un classico è, per definizione, un libro vecchio, che si legge, anzi si deve leggere, per affrontare un esame o per completare la propria cultura. Libro profondamente diverso, almeno nella tradizione editoriale italiana, dal nuovo successo dell’ultima scoperta letteraria dell’editore, destinato invece a rendere piacevoli le serate e le giornate festive dei lettori normali, quelli che leggono per il puro piacere di leggere.
Sul piano delle scelte di produzione, un nuovo titolo è, almeno idealmente, un libro da vetrina. Un classico è, inesorabilmente, un tomo da scaffale.
Per distinguerli basterebbe guardare le copertine. Quelle dei nuovi titoli devono essere sempre brillanti e vivaci, quelle dei classici togate e polverose, sapere di antico. Plastica contro legno, per intenderci.
La distinzione nella veste esterna non è tuttavia sufficiente. Un classico deve per forza, altrimenti non è un classico, essere corredato di un’ampia introduzione critica, possibilmente dal taglio accademico, preferibilmente anche molto noiosa, in cui si descrive anzitutto la biografia dettagliata dell’autore, i suoi rapporti con altri autori celebri suoi contemporanei, insistendo eventualmente sul singolo occasionale incontro, in una taverna, con altri autori storici da antologia scolastica. Che Panzini, per tornare al nostro, abbia seguito le lezioni di Carducci e abbia incontrato una volta Pascoli, sono notizie fondamentali. Anche che abbia avuto quattro figli e uno di essi sia morto in giovane età. Ne avesse avuti soltanto due, guai, non potremmo inserire il suo testo fra i classici. Il suo pensiero politico è meno importante. Meglio lasciarlo ai margini, perché si correrebbe il rischio di etichettare “Il padrone sono me” come un inno al fascismo venturo.
Immaginate l’ultimo successo di Federico Moccia preceduto da una storia della sua vita, un ampio paragrafo dedicato al suo occasionale incontro, due anni or sono, mentre prendeva il caffé in autogrill, con Giorgio Faletti, e relativo capitolo sulle reciproche influenze letterarie fra i due scrittori. Corredate il testo di un robusto impianto di note a piè di pagina, per spiegare agli studenti dove si trova Ponte Milvio, da chi fu costruito, un’altra noterella per farci sapere chi è l’inventore del lucchetto, magari una bella scheda didattica a fine capitolo con domande tipo: “Su quale fiume è stato costruito il ponte Milvio? A – Arno, B – Ofanto, C – Tevere”
Non iniziate a sogghignare pensando alle note a piè di pagina per “Cinquanta sfumature di grigio”: restate seri e attenti, perché la questione non è marginale. Se qualcuno continua a ridacchiare dovrà leggersi tutta l’opera di Pitigrilli per punizione.
Se volete conoscere la biografia di Federico Moccia, non avete che da digitare il suo nome e cognome sul motore di ricerca e, d’incanto, Wikipedia vi risponderà con tutti i dettagli possibili. Se volete conoscere la biografia di Alfredo Panzini, non avete che da scrivere Alfredo Panzini e, guarda che incredibile scoperta, oltre a Wikipedia, troverete persino un bellissimo portale a lui interamente dedicato, dove oltre alla biografia dettagliatissima troverete la bibliografia completa, passi delle sue opere, ampie citazioni, schede di lettura e approfondimenti.
Eppure, per pubblicare un libro di Federico Moccia, a nessuno è venuto in mente fosse necessario precedere la narrazione con trenta pagine di analisi critica. Neanche per pubblicare i romanzi di Umberto Eco, che nell’ateneo bolognese è di casa e la biografia ragionata poteva scriversela anche da solo. A dire il vero, quando “Il padrone sono me” fu pubblicato, non venne in mente neanche allora fosse necessario raccontare tutti i fatti dall’autore o chiedere un parere retribuito a un qualsiasi professore universitario bolognese.
Invece, per leggere oggi Alfredo Panzini, pare sia obbligatorio sciropparsi la prefazione scritta da un tesista e firmata da un cattedratico. Guai se osate godervi “Il diavolo nella mia libreria” se al liceo non avete studiato “Il padrone sono me”. Men che meno, ardire portarselo in spiaggia. Panzini si deve rigorosamente leggere seduti composti alla scrivania, con un vocabolario alla propria sinistra e un quaderno a righe sulla destra.Lei, sì dico a lei, studente della quarta fila a destra, la smetta di sorseggiare quella bibita. Sta leggendo Alfredo Panzini, diamine, mica un Umberto Eco qualunque. Stia composto, schiena dritta e risponda: in che provincia si trova Senigallia, città natale del nostro?
Ora, il dilemma mi attanaglia. Per sbaglio, alcune settimane or sono, il centralino mi ha passato la telefonata di un lettore. Era un poco indispettito perché la meritoria impresa di aver ripubblicato i Cento Anni di Giuseppe Rovani in edizione tascabile economica, salvando dall’oblio un’opera a mio parere fondamentale dell’Ottocento, da decenni introvabile sugli scaffali a meno di dissanguarsi con la monumentale edizione critica Einaudi, era stata suo dire rovinata dalla scelta di pubblicarla sic et simpliciter. Neanche una decina di pagine scopiazzate da un’enciclopedia scolastica per raccontare la vita di Giuseppe Rovani. E neppure una spruzzata di noterelle qua e là, di quelle da testo di liceo dove ci spiegano ad esempio che il ramo del Lago di Como non va inteso in senso letterale, e che intanto bisogna girare per Lecco e poi è inutile prendere il binocolo per vedere se qualcosa galleggia sull’acqua, oppure che il libro galeotto di Paolo e Francesca non era stato preso in prestito nella biblioteca di Poggioreale. Il lettore era davvero deluso, le voleva quelle noterelle. Perché, mi ha spiegato con aria paterna al telefono, i Cento Anni sono un classico e pertanto le note ci vogliono. Se no, non è un classico e gli tocca leggerlo per il puro piacere di leggerlo, soltanto perché è un bellissimo libro, avvincente per l’intreccio e per la ricostruzione storica.
La notte incombe ma il dilemma è irrisolto. Lascio la domanda ai lettori di questo sito. Volete leggere “Il diavolo nella mia libreria” di Alfredo Panzini per il solo gusto di leggere un bel libro, cogliendo la critica sociale sottesa al contrasto fra i libri che l’autore racconta di aver ereditato dalla vecchia zia, resti dell’epoca della Restaurazione, e alcuni persino antecenti alla Rivoluzione Francese, contrapposti all’epoca in cui l’autore scrive, a cavallo fra gli Anni Dieci e gli Anni Venti del Novecento, sconquassati dai rivolgimenti sociali della Grande Guerra e dai moti socialisti che trasformeranno le campagne romagnole prima dell’avvento del Fascismo (quelle mirabilmente descritte ne “Il padrone sono me”), oppure preferite che vi racconti prima la vita di Alfredo Panzini, la sua infanzia a Rimini, gli studi a Venezia, la sua felice vita di professore liceale e di autore di antologie scolastiche. Sapere che morì a Roma e fu sepolto a Santarcangelo è per voi importante? Ditemelo per favore. A me, scrivere quelle dieci paginette, non costa quasi nessuna fatica. A voi, leggerle?
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Per eccesso, un dialogo perfetto non dovrebbe aver bisogno di specificare chi stia parlando e, tanto meno, di intervenire con precisazioni del tipo “annuì Carla”, “disse con tono sommesso Federica” o “cachinnò Cunegonda”. Tuttavia, per giungere alla pubblicabilità, ci accontenteremo di molto meno rispetto alla perfezione.
Due pilastri da tenere sempre presenti: coerenza e verosimiglianza. Magari ne parleremo in dettaglio in un articolo del blog, quando qualcuno in redazione avrà il tempo da dedicare a un argomento così impegnativo.
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