Descrizione
€ 70,00
Arte e devozione popolare in Piemonte nell’autunno del Medioevo. Viaggio attraverso il gotico subalpino è il titolo del volume in grande formato dello studioso pinerolese Aldo Rosa. Centinaia di riproduzioni a colori inedite delle opere disseminate in Piemonte, per un percorso fantastico nell’arte medievale del Piemonte.
Opera in grande formato, a colori, illustrata, con sovraccoperta.
La novità assoluta, nel panorama della storiografia artistica piemontese, costituita da questo testo, è che per la prima volta la trattazione non segue linee cronologiche o geografiche, bensì procede per temi iconografici. Vengono infatti illustrati, sulla scorta dei vangeli canonici e apocrifi, i grandi temi iconografici cristiani: le vite di Maria, di Gesù, dei più importanti Santi venerati in Piemonte, nonché i concetti cari alla teologia medievale: l’escatologia (pesatura delle anime, Giudizio Universale, Inferno Paradiso Purgatorio), la buona e cattiva morte (l’incontro dei tre vivi con i tre morti, la danza macabra), i vizi, le virtù, le opere di carità, il tema della possessione e degli esorcismi.
Ciò non vuol dire che il lettore, soprattutto quello non piemontese, verrà lasciato vagare a vuoto nell’immenso arcipelago di santuari, chiese, cappelle campestri che costellano questa regione; nell’ultima parte del libro troverà una serie di itinerari che gli forniranno “carovaniere” che lo condurranno all’avvincente e per molti inedita, scoperta dell’arte gotica piemontese.
Elva (Cn) Parrocchiale: “Dormizione della Vergine” Hans Clemer, 1503
Arte e devozione popolare in Piemonte nell’autunno del Medioevo è un viaggio attraverso il gotico piemontese, vissuto e gustato con una serie mai pubblicata fino ad oggi di immagini a colori, che testimoniano la ricchezza culturale del Piemonte medievale.
La monumentale raccolta di immagini e l’affascinante percorso artistico e storico porta una firma prestigiosa, quella di Aldo Rosa, giornalista e noto studioso e appassionato d’arte, che ancora una volta ha voluto onorare la nostra casa editrice con i propri scritti. Ecco come anticipa la presentazione dell’opera l’autore stesso:
Ciascuno di noi sarà stato affascinato, almeno una volta nella vita, dall’ineffabile magia delle chiese campestri, dove pittori itineranti hanno affrescato la medievale Bibbia dei poveri: gli angeli volano,le Madonne assurgono al cielo, i Cristi in mandorla trionfano, i santi esibiscono i loro strumenti di martirio come insegne cavalleresche. Ovunque incontri vibranti annunciazione, tenere Natività, sadiche Stragi degli Innocenti, concitate Fughe in Egitto, vertiginose Salite al Calvario, sanguinose Crocifissioni, commoventi Pietà, trionfali Resurrezioni, laide Cavalcate dei Vizi, orripilanti Danze Macabre, spaventosi inferni danteschi, luminosi Paradisi abitati da Santi, Giusti, beati; Apostoli, Dottori della chiesa, avvincenti paesaggi con gustose scenette di vita quotidiana…
E’ la Sacra Commedia che i frescanti, nell’autunno del medioevo, hanno messo in scena sulle pareti delle cappelle campestri che costellano le terre piemontesi. In questo periodo storico (attorno al secolo XV) le pitture murali s’accendono di colori vividissimi e non vi è concetto teologico, per quanto sottile, che non possa essere incarnato nella pittura. La Trinità, l’Escatologia, il Memento Mori, la Buona e Cattiva Preghiera, Le Virtù teologali: tutto assume sembianze umane per divenire immediatamente comprensibile ai semplici, agli illetterati.
Colpisce, in queste raffigurazioni, la varietà dei tipi umani: dai volti serafici degli angeli, ai ghigni terrificanti dei diavoli infernali; dall’arresa, composta sofferenza del Cristo, allo scomposto agitarsi dei suoi persecutori; dagli sguardi distaccati dei Santi (presaghi del Paradiso che li aspetta) alle smorfie disgustose dei loro carnefici.
Gli artisti, prendendo ispirazione dal milieu locale, non hanno risparmiato allo “spettatore” la rappresentazione delle umane miserie: arti storpiati, gobbe, colli con doppie tripli gozzi, mammelle cascanti, pance ripugnanti, piedi deformati dalla gotta, membra rose dalla lebbra, inguini imbubboniti dalla peste, bocche sdentate, labbri leporini, nasi bitorzoluti…
Sono convinto che proprio quest’infinita varietà di tipi umani costituisca il fascino sottile di questi affreschi. Tra l’arte paludata dei grandi centri (Firenze,Roma, Venezia) e quella delle chiesette periferiche, vi è la stessa differenza che passa tra l’umanità omologata delle metropoli, rispetto a quella individualizzata delle campagne.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.