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La cultura economico/finanziaria ha ormai assunto un’importanza fondamentale, per la corretta lettura dei tanti fenomeni che attraversano la vita moderna. I protagonisti del cosiddetto mercato (intermediari in testa) sono cresciuti di numero e il loro ruolo appare oggi fortemente connaturato con quello della finanza. In campo scientifico svettano gli economisti, novelli oracoli, capaci di illuminare il cammino con i loro messaggi cifrati, nell’ambito delle diverse scuole di pensiero.
E i nostri giovani? Come partecipano a questo rifiorire del profilo economico?
Il recente studio Pisa, recepito dall’OCSE, parrebbe assegnare agli adolescenti pessimi voti in conoscenza e pratica della materia, per quanto attiene anche ai suoi aspetti più elementari. Va bene, i genitori non li coinvolgono, l’educazione finanziaria è noiosa, la connessione permanente, la comunicazione e i social network sono stimolanti e irrinunciabili. E poi la scuola non si impegna più di tanto a concimare un futuro denso di incognite e complicazioni; anche quella dedicata, lavora spesso con il paraocchi, centrando l’attenzione più sulle nozioni teoriche classiche che sull’esperienza evolutiva di questi tempi grami.
Certo, anni fa era tutto più semplice, a fronte di una scenario economico consueto, localizzato e poco aggressivo. Anche allora il denaro contava molto, ma l’esplosione della finanza nelle sue molteplici articolazioni non aveva ancora contagiato gli uomini e, soprattutto, non era ancora emerso l’enorme potere dell’economia. Ci si accontentava di sapere qualcosa e, per i propri bisogni specifici, venivano in soccorso le banche, con la loro predisposizione ad allevare tecnicamente la clientela.
Ora le banche, e tutti gli intermediari, mirano solo a vendere, talvolta anche in disaccordo con i bisogni della domanda, non c’è quindi più tempo per coltivare l’orticello dell’utenza e questa deve assolutamente acculturarsi. Aggiornarsi costantemente e studiare, profilare gli interessi familiari, seguire i giovani, affinchè non scartino a priori quell’immersione benefica in un mare che non sa strizzare l’occhio, ma è indispensabile per irrobustire membra innocenti.
Tocca quindi a tutti gli operatori fare la loro parte, concentrando l’attenzione e la voce sull’obiettivo, nella certezza che imbandendo la tavola dei quarantenni con questo pane, potranno essere sfamati anche i loro figli e la popolazione a venire usufruirà di una cultura economica al passo coi tempi.
Questi sacrifici non possono lasciar fuori gli editori, perché lo sbarramento degli addetti ai lavori deve essere forzato e superato verso quella vasta platea così insensibile, magari per i conti che non tornano o il mutuo da pagare. Ben vengano quindi le iniziative a sostegno del comune destino dell’uomo economico, per un approccio dinamico e efficace alla scarsa volontà di impegnare risorse personali da parte dei lettori.