Morgan Palmas, noto agente letterario e docente di corsi di narrativa, ha realizzato un’intervista al nostro direttore editoriale, Marco Civra, sui temi della produzione libraria, del rapporto con gli autori e sulla promozione nei grandi eventi fieristici.
Ve la riproponiamo, con la possibilità di inserire i vostri commenti.
Presentazione del saggio “La spirale aurea del Gattopardo. Il genio di G.B. Hodierna tra Storia e Scienza” di Crocifissa Mangiavillano. Dialogheranno con l’autrice l’architetto Salvatore Scuto e il professor Ettore Sessa. Coordinerà Nicola Macaione.
Grazie alla collaborazione fra Marcovalerio Edizioni e Vita Edizioni, la casa editrice ufficiale della Diocesi di Pinerolo, che produce il primo free press cattolico italiano, Vita Diocesana Pinerolese, ma anche un piccolo catalogo di libri che potete acquistare direttamente anche tramite il nostro sito, accade spesso che i visitatori cerchino le lettere pastorali di Mons. Derio Olivero, Vescovo di Pinerolo.
Domani parte una serie di incontri per conoscere i retroscena e discutere del nuovo libro che farà luce sui mille anni della città Scorcio di Pinerolo “L’iniziativa si chiama ‘La fabbrica del libro’ perché vogliamo condividere la fase di creazione di un libro in tutti i suoi aspetti”. L’editore […]
La Spirale Aurea del Gattopardo. Presentazione e convegno dedicato alla figura di Giovan Battista Hodierna alla Chiesa Madre di Palma di Montechiaro
Il genio di Giovan Battista Hodierna tra storia e scienza è il tema dell’incontro organizzato venerdì 13 maggio 2022, alle ore 17,30, presso la Chiesa Madre di Palma di Montechiaro, a cura dell’Archeoclub locale, con il patrocinio dell’amministrazione comunale. Pietro Flaccabrino, presidente dell’Archeoclub, il sindaco Stefano Castellino e l’arciprete don Gaetano Montana introdurranno i relatori del dibattito.
Insieme all’autrice del saggio, prof.ssa Crocifissa Mangiavillano, intervengono il prof. Santo Burgio dell’Università di Catania, l’arch. Salvatore Scuto, il dr Carlo Sortino.
La serata prevede un intermezzo musicale a cura di Domenico Pontillo e Rino Boccadoro. Ingresso libero.
Nel libro “Il fascismo nella cultura moderna italiana. Il processo ideale e storico dall’Ottocento al Novecento” di Aldo Rizza – edito e pubblicato, nel 2020, da Marcovalerio Edizioni – l’ideologia fascista risulta come non indissolubile dalle posizioni, di volta in volta, assunte dal leader del Partito Nazionale Fascista, Mussolini. […]
Complice la stanchezza, complice la fretta, sempre più spesso giungono tanto in redazione quanto ai nostri magazzinieri richieste decisamente strampalate. che mano mano hanno contribuito a creare un catalogo del tutto virtuale di titoli che solo apparentemente rientrano nel nostro seppur piccolo catalogo di narrativa e saggistica.
Libri mai scritti e che mai verranno pubblicati, ma con titoli decisamente intriganti, che stimolano la nostra curiosità verso una sorta di Necronomicon. Se nessuno ci ha mai chiesto, con nostro estremo dispiacere la Teoria e prassi del collettivismo oligarchico di Emmanuel Goldstein, ecco una lista curiosa di classici della letteratura che i nostri distributori e diversi librai ci hanno chiesto.
Il peccato di Loreto
Un’interessante variazione del romanzo di Alberto Boccardi, in cui si affronta il tema del senso di colpa di un pappagallo dedito al turpiloquio.
La Badessa di Cagliostro
Romanzo esoterico di Marie-Henri Beyle, noto anche come Stendhal, in cui si tenta di conciliare fede cristiana e magia, con risvolti inattesi.
Destino simile è accaduto ad un altro guru della spiritualità, Roy Eugene Davis, il cui manuale L’arte della realizzazione del Té ci ha aperto nuove vie di meditazione. Non meno di un altro suo titolo, diventato… Immortalità incosciente.
Se agli scrittori inesistenti, due studiosi importanti hanno dedicato addirittura un’enciclopedia, il nostro piccolo catalogo si arricchisce ogni giorno di libri inesistenti di scrittori assolutamente veri.
Nella notte fra il 18 e il 19 settembre 2020 ci ha lasciati una persona importante. Una delle colonne ispiratrici del Centro Studi Silvio Pellico e della casa editrice Marcovalerio, che al Centro Studi fa riferimento. Piero Boldrin non era soltanto un curatore e un grande suggeritore di contenuti e di proposte, ma era un maestro capace di indicare la vita. Del Centro Studi Silvio Pellico fu fondatore e presenza discreta ma sagace, dal sapere enciclopedico, dallo spirito ecumenico. Uomo di molti libri e di molti sentieri, tutti percorsi con approfondita umiltà e determinata pulsione alla verità.
Un cavaliere Templare della cultura e dei rapporti umani. Mai in prima fila eppure sempre discretamente e simpaticamente presente. È mancato con la stessa discrezione e umiltà che aveva caratterizzato la sua intensa vita spirituale.
Uomo capace di sedere accanto a cardinali e atei, a conservatori e rivoluzionari, senza mai venire meno alla sua identità e alla sua profonda comprensione dell’animo umano. A lui dobbiamo la gioia delle riunioni associative e interminabili discussioni sulle collane di saggistica esoterica, campo nel quale era sempre un profondo e documentato consulente e collaboratore, in grado di stabilire nessi fra discipline e percorsi di conoscenza, attingendo a una cultura immensa e profonda.
Piero Boldrin affrontò la sofferenza del suo fisico provato con gioia cristiana, egli che percorreva altre strade spirituali. Con profonda tristezza lo salutiamo. Con profonda gioia e riconoscenza lo commemoriamo, perché la sua vita è stata un dono per tutti coloro che lo hanno incontrato e conosciuto.
Marco Civra
Presidente del Centro Studi Silvio Pellico
Direttore editoriale Marcovalerio Edizioni
Quando mi è stato dato l’input di scrivere un in memoriam per Piero, mancato repentinamente nella notte del 18-19 Settembre 2020, la mia prima reazione è stata non posso, non voglio; ma a mente fredda cerco ora di tracciare un piccolo ricordo, uno squarcio di vita vissuta, di consuetudine e di grande amicizia maturata nel corso di tanti anni di mutua fraterna frequentazione. Le sue sfavorevoli condizioni fisiche, la forte zoppia e la accentuata lordo-cifosi-scogliosi non influivano sul suo carattere solare e ottimista, e quindi l’approccio interpersonale non dava luogo ad atteggiamenti di compassione o si semplice aiuto da boy scout.
La sua grande cultura in ogni ramo dello scibile umano, aiutata da una formidabile memoria, non l’aveva distolto da un atteggiamento umile ed aperto. Partecipava sempre alle discussioni, intervenendo autorevolmente in quelle semplici, e specialmente se complesse, portando un sagace, sapiente contributo, sempre propositivo e costruttivo fondato sulla tolleranza e sulla libertà per tutti e per ognuno.
Conosceva, per aver fatto esperienza personale addentrandosi in molte dimensioni del pensiero esoterico, le scuole di pensiero che – tra filosofia e antropologia – trattavano dei massimi sistemi che allietano ed affliggono l’umana condizione. Particolare attenzione aveva dato alla Teosofia ed all’epopea dei Cavalieri Templari, non tanto sotto il profilo storico quanto sotto quello della componente spirituale, rappresentata dal motto dell’Ordo Templi stabilito da Bernardo di Chiaravalle – che aveva fatto suo – :
Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam
Non a noi, o Signore, non a noi, ma al tuo nome dai gloria.
Abile oratore, si prodigava, durante le riunioni conviviali anche come “barzellettiere”, storielle che sapeva raccontare con vivace teatralità e risultati esilaranti. Quando ero presente a tavola io avevo preso l’arbitrio di fargli un segno con la mano con tre dita alzate; Piero amava farmi fare l’amichevole compare inquisitore: “Piero ne racconterai solo tre!”. Egli sempre mi rassicurava, rassicurava i commensali e dava inizio alla prima storia.
Goliardicamente, durante le conviviali l’avevo ri-battezzato Boldrake (sulla falsariga di Mandrake, il famoso personaggio dei fumetti, ideato da Lee Falk, che fece il suo esordio sui quotidiani statunitensi nel 1934. Ne era molto fiero; quando mi telefonava esordiva “Sono Boldrake”!
La sua dipartita lascia un vuoto incolmabile tra i suoi amici; resta un rimpianto triste e dolce. Ciao Piero, prode Cavaliere del Tempio.
prof. Dario Seglie Direttore del Civico Museo di Archeologia e Antropologia della Città di Pinerolo
Non siamo mai stati grandi fautori degli ebook, in questa casa editrice, lo confessiamo. Il momento particolare tuttavia giustifica alcune richieste che ci sono pervenute e per le quali ci stiamo attrezzando. Potete quindi segnalare nei commenti in questo articolo le vostre richieste e nell’arco di pochissime ore cercheremo di soddisfarle, dando la precedenza ai titoli maggiormente richiesti dai lettori. Ovviamente ad un prezzo particolarmente favorevole.
Era inevitabile che prima o poi accadesse. Nessuno è uomo per tutte le stagioni. E così, il vostro redattore ordinario se ne va in pensione. Definitivamente. Chissà perché, era ovvio accadesse oggi.
Questa mattina, affacciandomi alla luce del sole mentre scendevo la scaletta ripida che dalla soffitta si affaccia sul cortile, proprio accanto ai bidoni dell’umido, dai quali sale il lezzo della fermentazione estiva di bucce e avanzi di cibo, zoppicando lentamente sull’asfalto sconnesso, interrotto dalle erbacce cresciute a dismisura, ruvide sulle caviglie, mi stavo concentrando sulle correzioni di bozze consegnate l’altro giorno.
È vero, i miei occhi non scorgono più bene i refusi e quelle formiche sulla carta tendono a muoversi traballanti sotto la lampada, anziché restare immobili come sarebbe conveniente. Sono diventato lento, torpido, ma il mio lavoro credevo di saperlo ancora fare.
Un giovinotto dinoccolato, mi pareva di averlo già visto qualche mese or sono alle prese con la fotocopiatrice, in quell’incarico di elevata responsabilità che qui, come in tutte le case editrici, chiamano stage, alla francese, si è avvicinato quel tanto che basta per farsi sentire dalle mie orecchie stanche e distratte. «Il Direttore la vuole. Nel suo ufficio.»
Poi si è allontanato con il naso piantato sullo schermo di quei cosi moderni, agitandoci sopra le dita come un suonatore di ocarina. Non credo sappia cosa sia un’ocarina. Come io no so bene a cosa servano quei cosi moderni.
«Caro Nené – mi ha salutato con quell’aria perennemente distratta il Direttore Editoriale – anzi, carissimo, perché sai bene quanto la tua presenza in questa casa editrice sia stata importante negli anni più difficili della crisi.»
Eccome, se lo so bene, ho pensato. Considerato che mi avete pagato a fichi e uva americana, a seconda della stagione. D’altra parte, che poteva pretendere uno come me, che non esiste neppure all’anagrafe, inventato dalla penna malata come alias e parafulmine per gli scrittori. Un redattore ordinario, obsoleto, ma soprattutto, un redattore inesistente.
«Comprenderai che non possiamo continuare a mantenere nel nostro organico – ha proseguito il Direttore Editoriale – una citazione letteraria. Senza contare il fatto che non deteniamo i diritti di riproduzione del personaggio. Anche se a malincuore, è giunto il tempo che tu ti ritiri a vita privata.»
A vita privata dove? mi sono chiesto, tra me e me naturalmente, perché mai avrei osato rispondere ad alta voce al Direttore. Se fossi reale, potrei anche andarmene in pensione, che so, a Vigàta, giusto nella campagna, tra il mare e i templi di Agrigento. Non dico tra le cave degli zolfi, che ormai non sono più attive. Però non sarebbe stato spiacevole ripercorrere la salita, con le scarpe impolverate. Una citazione letteraria dove potrebbe mai ritirarsi? Tra gli scaffali di una biblioteca? Nel magazzino delle carte di una tipografia? O nel deposito del macero della cartiera dove finiscono i libri invenduti?
«Noi ti siamo grati – e quel noi, diciamocelo chiaro chiaro, era un Io con la I molto maiuscola, come si addice all’Ego smisurato del Direttore Editoriale – per il tuo essenziale contributo. Hai saputo interpretare pienamente il tuo compito, negli anni in cui era fondamentale il riserbo sul nostro assetto. Ora, però, in questi tempi di social tutto deve essere trasparente. Tutto deve avvenire alla luce del sole. Tutto deve essere condiviso, fra chi decide cosa pubblicare e chi decide cosa leggere. È finito il tempo del potere oscuro della cultura. Uno vale uno.»
Eh, no, mio caro. Non è vero che uno vale uno. Io valgo zero, sia chiaro. Sono solo una citazione e per quindici anni quasi nessuno se n’é accorto. Non se ne sono accorti certi scrittori che mi hanno risposto a male parole quando correggevo gli anacoluti sui loro manoscritti. Quegli stessi che questa mattina hanno fatto a gara per raccontare come gli mancasse la figura di mio padre, manco avessero mai letto davvero in vita loro un suo libro. Non sapete chi mi ha inventato? A parte il Direttore ovviamente, che si arroga il merito ma come tutti i Direttori non inventa mai nulla, si limita a citare, come dice Lui stesso.
Lo fanno correre da Ponzio a Pilato, il cavaliere Ignazio Xerri tutto zucchero e miele e naturalmente fàvuso, che uno lo capisce da come mette le mani, da come si ingiarma a guardarsi la punta delle scarpe.
«Sul serio, sono mortificato, ma ho i magazzini vacanti. Al suo posto, provare per provare, farei un salto da Michele Navarrìa»
E don Michele Navarrìa, incazzato com’era sempre per niente, magari perché il sole spuntava il mattino e calava la notte.
«No, manco un grammo ch’è un grammo, di sùlfaro. Ho i magazzini sciutti all’osso».
E lui ancora più affannato, perso per strada l’aplombo che sudando sangue s’era guadagnato in Svizzera, quando suo padre aveva avuto la bella pensata di mandarlo a studiare chimica per fargli fare col sùlfaro lo stesso preciso miracolo di Gesù col pane e coi pesci.
[Andrea Camilleri, Un filo di fumo, Sellerio, 2003]
Già, sono una citazione. Sono figlio letterario di Totò Barbabianca. Prima che mi spaccassero i cabbasisi con le storie di quello sbirro diventato famoso. Molto prima. Adottato, per modo di dire, dalla redazione di questa casa editrice prima con l’incarico di addetto stampa, e poi di vecchio redattore. Quello che scrive le email di rifiuto, che discute con gli autori che hanno letto tutto e conoscono tutto. Quelli che non mi avrebbero mai scoperto.
Questa mattina, però, chi mi aveva dato vita si è rotto i cabbasisi di stare a sentire le chiacchiere inutili dei suoi critici e di qualche suo fan. Naturalmente anche quelle del mio Direttore.
Emanuele Romeres, a questo punto, va in pensione. Torna a nascondersi fra le pagine di un libro che pochi hanno letto e pochi leggeranno. Tra il gocciolio dei tubi e il fetore dei ratti, fra i libri che ha sempre amato, e che neppure loro ricambiano l’affetto.
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