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Come un albero, presentazione a Villar Pellice (TO) il 26 agosto 2014

Ecomuseo Feltrificio Crumière – Comune di Villar Pellice 

Martedì 26 agosto 2014 ore 17.30

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PRESENTAZIONE DEL LIBRO
COME UN ALBERO
Piccola antologia dallo sguardo planetario
a cura di Teresella Parvopassu e Rosina Rondelli
prefazione di Antonietta Potente; postfazione di Leonardo Boff

INTERVENTI
Paolo Ricca pastore valdese, Elsa Bianco psicoanalista, Marco Civra, con le curatrici Teresella Parvopassu e Rosina Rondelli. Letture: Daniela Falconi. Musica: Miguel Acosta 

Quando, lettore e lettrice, ti senti vuoto, lontano dal tuo centro, spossato per le tensioni della vita quotidiana o dei tuoi affari, cerca la forza negli alberi e ispirazione in questo ricchissimo libro “Come un albero”. Sentirai che le forze che lavorano nell’universo da 13,7 miliardi di anni si faranno sentire in te nella forma di serenità, pace e amore verso tutti gli esseri.  

Leonardo Boff, ecoteologo della liberazione

Questo testo segue la forma di un albero. Va letto seguendo le sue sagome, partendo dal suo tronco portante che forse è il sogno e l’infinito desiderio di un tempo che è venuto tante volte, ma deve anche tornare e poi, magari, venire di nuovo.

Antonietta Potente teologa domenicana

INFO: Comune Villar Pellice  0121930712 – Triciclo 0118993384; 0114474572

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La nostra storia

Marcovalerio Edizioni è ancora una casa editrice giovane, ma in poco più di vent’anni ha percorso una lunga strada, fatta talvolta di successi, di qualche errore, di speranze, cambiamenti e aggiustamenti di rotta. Ripercorriamo le tappe del nostro cammino con voi.

2000

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Pochi avrebbero scommesso, in quella mattina estiva del primo agosto 2000, sul successo di questo progetto culturale. La crisi del settore librario era già evidente, anche se le sue conseguenze si sarebbero palesate negli anni a venire.

Tanto più ardita l’idea, perché realizzata in Piemonte, la regione dove storicamente si concentrano i più prestigiosi marchi dell’editoria cattolica e dell’editoria scolastica. Due scrivanie recuperate e due personal computer d’occasione furono i primi strumenti di lavoro, in quella giornata estiva e assolata, nelle stanze della portineria dismessa di uno stabile, in via Sant’Ottavio 53.

È il 1° agosto del 2000 quando nasce Marcovalerio, una piccola società a responsabilità limitata. Idee molte, mezzi decisamente pochi. Il logo è già quello attuale, con la M e la V che si sovrappongono, di colore rosso scuro, anche se qualche volta diventerà arancio. Il nome, invece, è “Marco Valerio”, staccato. Un omaggio a una persona importante, un sogno augurale. Di quegli anni pionieristici restano i ricordi della vicina Pasticceria Primavera. Un luogo magnifico, dove potete ancora oggi assaggiare dolci siciliani da leccarsi i baffi e dove, in primavera ed estate, si trasferiva in massa la redazione a lavorare. MPC - 8888132015

Per capitale, l’entusiasmo e la determinazione. Poco spazio, pochi mezzi e, naturalmente, pochi titoli in progetto.  Il primo libro pubblicato dalla casa editrice è un saggio di Enrico Pederzani, grande figura di sacerdote salesiano e insegnante di filosofia, Momenti di pedagogia cristiana. Libro difficile, che caratterizza immediatamente la produzione nel campo della saggistica e che ancora oggi è a catalogo e mai ne uscirà. Le copertine sono scarne, e tali resteranno negli anni, almeno per quanto riguarda la collana I SAGGI, che rappresenta ancora oggi la produzione di punta del marchio.

Giorni quasi eroici, e talvolta un poco disperati. Ci si recava al lavoro in tram o bicicletta. I primi titoli videro la luce nel tardo autunno, ma soltanto con l’anno successivo la casa editrice avrebbe avviato una produzione strutturata e programmata, presentandosi sul mercato con una rete di distribuzione organizzata a livello nazionale.
Le prime bozze, le prime prove di stampa, gli abbozzi di copertina furono assemblati presso la Legatoria Moretti, una struttura artigiana che esattamente dieci anni dopo, avrebbe cessato la propria attività con il pensionamento dei titolari. Come non ringraziarli e ricordare insieme a loro quel primo tomo, realizzato in copia unica con una stampante da ufficio, la copertina approssimativa incollata a mano dalla pazienza della signora Natasha, per vedere un libro che poche settimane dopo sarebbe andato in stampa?


2001

È il 2001 il primo vero anno di attività editoriale. All’inizio dell’anno nasce un progetto no-profit che caratterizza e qualifica Marcovalerio Edizioni nel campo dell’accessibilità: la collana Liberi Corpo 18, libri a grandi caratteri per lettori ipovedenti e dislessici. Un esperimento che viene guardato con curiosità e una certa dose di supponenza da molti editori togati, e che prosegue ancora oggi, pur tra mille sforzi, garantendo un ampio catalogo di classici della letteratura in formato accessibile.

Il primo distributore a proporre nelle librerie torinesi i nostri titoli fu Carlo Gambetta, storico grossista scolastico, i cui magazzini, allora in via Le Chiuse, ospitarono in un angolino i saggi di un altro grande autore, Redi Sante Di Pol, i cui saggi di storia della scuola compongono l’ossatura iniziale della produzione universitaria di Marcovalerio.

Fu però un grande editore e distributore lombardo, FAG, che per molti anni veicolò i nostri titoli in quella regione, ad aprirci il mercato nazionale. Un atto incredibile di fiducia, perché la maggior parte del catalogo era ancora soltanto un progetto, con copertine provvisorie e testi ancora in parte in mano agli autori.
Qualcuno fu più scettico. Qualche piccolo editore, ad esempio, che scommise su tre mesi di vita della società come massimo risultato. Non merita ricordarli, perché in parte scomparsi e in parte rimasti nell’oblio dei marchi da cantina.

Nello stesso anno prende l’avvio la terza collana editoriale, GNOSI, un percorso delicato attraverso i classici della letteratura esoterica e misterica. Testi integrali, per veri cultori della materia. La collana, subito identificata dal colore giallo delle copertine, crescerà rapidamente acquisendo una vasta platea di lettori fedeli. Ai classici si aggiungono presto autori di punta contemporanei, primo fra tutti Roy Eugene Davis.

Di misteri e cultura religiosa e spirituale, in una città dalla grande tradizione esoterica come Torino, si occupavano e si occupano in molti. Anche in questo caso la scelta fu impegnativa fin dall’inizio: pubblicare soltanto opere in edizione integrale e saggi di approfondimento specialistico, lasciando ad altri la divulgazione approssimativa e i titoli ad effetto. Il primo autore contemporaneo a comparire nel catalogo sarebbe diventato un nome di punta della collana.


2002

CAR - 8888132104Il 2002 viene dedicato quasi interamente all’organizzazione della rete distributiva. Marcovalerio sta raggiungendo i cinquanta titoli e il mercato delle librerie inizia ad accorgersi dell’esistenza di questo piccolo editore subalpino. Nasce la collana I BOXER, i tascabili di Marcovalerio. Testi integrali ad un prezzo competitivo, che fanno la loro comparsa vicino alla cassa delle librerie e consolidano il marchio presso i lettori. La collana proseguirà per alcuni anni, fino al suo naturale esaurimento e verrà successivamente rimpiazzata dai FAGGI, in un nuovo formato e una più accattivante veste grafica.


2003

Il 2003 viene interamente dedicato ai libri per ipovedenti. Grazie al progetto lanciato dal Ministero per i Beni Culturali, Marcovalerio investe decisamente sull’accessibilità, diventando rapidamente il primo editore in Italia e uno dei primi in Europa per numero di titoli. La collana LIBERI Corpo 18 diventa uno standard di riferimento e, malgrado i numerosi tentativi di imitazione, si conquista l’apprezzamento delle associazioni del settore e soprattutto di migliaia di lettori ipovedenti, ai quali viene finalmente reso disponibile un catalogo per lo studio e per ritrovare il piacere della carta fra le mani. Marcovalerio raggiunge la fatidica soglia dei cento titoli pubblicati. In soli 3 anni di attività, è un piccolo record.


2004

MUR - 8875470103CAL - 8875470057Ormai il marchio Marcovalerio è lanciato. Il 2004 è un anno intensissimo. Nasce la collana di Storia della Cultura materiale, diretta dal prof. Franco Panero dell’Università di Torino. Esce la monumentale opera Mozart, tutti i testi delle composizioni vocali. Viene pubblicato anche il primo titolo di narrativa contemporanea, nella collana I Boxer. È Il Calzolaio, un non giallo, un non noir del noto regista Corrado Farina.


2005

La saggistica torna protagonista, con una ricca serie di titoli e di autori qualificati. 


2006

Nasce un nuova collana tascabile: I classici ritrovati, dedicata alle opere minori e introvabili del patrimonio letterario italiano dell’Ottocento e Novecento. Marcovalerio, dopo anni di assenza, riporta ai lettori l’intera quadrilogia di Antonio Fogazzaro, i Cento Anni di Giuseppe Rovani, ma anche opere dimenticate di elevato valore letterario.


2007

PLK---978887547161YMUL-9788875472245Anno avventuroso e ricco di esperimenti. Viene incorporato il marchio Torino Poesia. Un esperimento che durerà tre anni e che lancerà sul panorama editoriale diversi nomi divenuti noti ai lettori. I giovani poeti piemontesi varcano i confini italiani, visitano l’Europa, gli Stati Uniti, l’Asia, grazie agli scambi con gli Istituti italiani di cultura. Dalle collaborazioni e dai progetti nascono traduzioni estere e coedizioni con Francia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Brasile.

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2008

È tempo di social network. Apre la pagina Facebook e, poco dopo, anche l’account Twitter. La produzione è intensa. Sono 21 i nuovi titoli ancora in buona parte a catalogo, con saggi d’inchiesta, ampie recensioni sulla stampa quotidiana. È anche l’ultimo anno in cui la nostra casa editrice perde il proprio tempo con il Salone del Libro di Torino, ormai agonizzante e privo di spunti culturali.


2009

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Marcovalerio nel frattempo ha cambiato sede, abbandonando il piano terra di via Sant’Ottavio, ormai troppo stretto e poco adatto ad ospitare chilometri di cavi e pareti di monitor, per una nuova e moderna sede, nel Centro Europa, in corso Tazzoli. Nasce il nuovo centro stampa digitale, che permette una produzione serrata, nuovi formati e tempi di distribuzione molto più rapidi. I palazzi dei parcheggi della Buchmesse Nell’autunno, la casa editrice esordisce alla Frankfurter Buchmesse, la più importante fiera del libro mondiale.

Libri in mostra alla Fiera del Libro di Francoforte
Lo stand Piemonte alla Buchmesse

Nasce la collana I FAGGI, che raccoglie l’eredità dei tascabili e propone ai lettori classici della letteratura e opere contemporanea di elevata qualità È immediatamente un successo.

Ai marchi Marcovalerio e Torino Poesia si affianca ora la produzione della Cooperativa L’Arca, che si affida per la distribuzione dei suoi prestigiosi titoli di filosofia, religione ed etica, sotto la direzione del prof. Aldo Rizza.


2010

recensionefouAnno di consolidamento il 2010. La produzione delle diverse collane prosegue a ritmo ininterrotto, senza particolari innovazioni. Molti i nuovi titoli, con un ritmo in crescita. La casa editrice mette a segno un acquisto importante. Giunge in redazione un’autrice e curatrice che stravolge i canoni seriosi del nostro marchio e che pubblica in pochi mesi due best seller: è Valentina Sardu autrice di Foulard creativi e della ristampa anastatica dell’Enciclopedia dei Lavori femminili di Therese De Dillmont. Due titoli soltanto, su una produzione di decine in quell’anno, il più prolifico della storia della casa editrice, protesa a celebrare il decennale di attività, ma destinati a portare frutti inattesi e aprire nuove interessanti sentieri culturali.

Dieci anni vissuti con passione. Mastini dell’editoria, ci avrebbe definiti un editore scanzonato e geniale. Sicuramente fedeli al motto che ancora oggi campeggia nell’ingresso dei nuovi e luminosi uffici che ospitano la redazione:
«Un editore scrive un proprio libro fatto di mille capitoli, quanti sono i titoli che sceglie di pubblicare»


2011

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Una nuova collana va ad integrare la produzione di saggistica. È il progetto Il nostro Risorgimento, realizzato in collaborazione con il Coordinamento delle Unitre del Piemonte. L’anniversario dell’Unità d’Italia viene celebrato dalla casa editrice con una serie di saggi impegnativi commissionati ad esperti.

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2012

Dalla mente creativa di Valentina Sardu nascono la collana Vintage Cross Stitch e il marchio Ajisaipress, destinato l’anno successivo a staccarsi e vivere di vita propria. Il ricamo antico, dal Rinascimento al Novecento, si affianca alla saggistica universitaria e alla gnosi. Punto croce e blackwork diventano parole note in redazione.

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Il percorso di Marcovalerio Edizioni, tuttavia, rischia di arenarsi a questo punto. Le strade societarie si dividono, complice anche la pesantissima crisi del settore, e il 29 dicembre 2012, Marcovalerio Srl viene posta ufficialmente in liquidazione. Un grande sogno, una grande avventura, rischiano di scomparire per sempre.


2013

Il destino di Marcovalerio Edizioni e della sua ricca storia culturale resta incerto per alcune settimane. Abbandonata a se stessa, smantellata la sede, i collaboratori si interrogano sul futuro. E dalla volontà e determinazione di quanti avevano vissuto la straordinaria esperienza del gruppo di lavoro per tredici anni, nasce una soluzione.

SIPElogo

Il Centro Studi Silvio Pellico, costituito a Cercenasco, in provincia di Torino da un gruppo di operatori culturali di grande livello, prende in gestione provvisoria il marchio Marcovalerio, al quale affianca per la distribuzione, grazie alla fiducia concessa dalla Diocesi di Pinerolo, un altro marchio editoriale che si sta affacciando al mondo dei libri: Vita, una casa editrice che già pubblica un free press in 15 mila copie sotto la direzione granitica di Patrizio Righero. Anche gli altri marchi, L’Arca e Ajisaipress, quest’ultimo ormai autonomo e orientato al di fuori del settore librario, accettano di collaborare. I libri già pronti, che ancora non erano andati in stampa, vengono rapidamente approntati e distribuiti, tenendo vivo il marchio.

Marcovalerio si trasforma in un’unica parola:

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2014

Riprende la collaborazione con il marchio Ajisaipress, lanciando la linea di schemi per ricamo blackwork già distribuiti a livello mondiale in solo formato elettronico.

Intanto, si lavora alla monumentale opera di Vittorio Mathieu e Aldo Rizza, La filosofia, in sei volumi, che vede la luce dopo mesi di fatica nel mese di aprile 2014.

Il marchio Marcovalerio viene definitivamente acquisito dal Centro Studi Silvio Pellico. La strada continua. La passione per la cultura anche.

2015

Il 1° agosto 2015 Marcovalerio festeggia, in una giornata intensa, i suoi primi quindici anni di attività. Oltre trecento persone visitano le mostre allestite per l’occasione nel piccolo parco del Centro Studi Silvio Pellico. Senatori, consiglieri regionali, sindaci del territorio si alternano fra le mostre e gli stand campagnoli, insieme agli autori che vengono a farci visita. Due anni di duro lavoro hanno portato i risultati sperati. Ora Marcovalerio è nuovamente una realtà solida.

Pochi i titoli del marchio, ma grande consolidamento nell’assetto associativo, grazie a volontari giovani ed entusiasti.

2016

Libri e territorio. Un connubio importante. Perché cultura e letteratura si nutrono di un rapporto forte con gli uomini che abitano i luoghi della narrazione. Nasce così, grazie a Patrizio Righero e Cristina Menghini il progetto Terre d’Acaia, che radica il marchio in questa magnifica terra, senza perdere di vista la vocazione globale.

Nasce la collana dedicata alla fotografia, con Sguardi, anime, storie, un libro sognante di Massimo Damiano. Riparte la produzione a ritmo serrato. Alla terra che ci ospita dedichiamo una collana intera, I racconti delle Terre d’Acaia, con le opere di Piero Righero, cui seguiranno i successi di Cristina Menghini e la ripubblicazione di Alle porte d’Italia, di Edmondo De Amicis, l’opera che l’autore di Cuore dedicò al pinerolese.

2017

È l’anno di Giorgio Bàrberi Squarotti, che ci regala lo spettacolare saggio Il cannocchiale barocco. Una raccolta che purtroppo uscirà postuma, poche settimane dopo l’approvazione finale delle bozze del grande studioso della letteratura italiana, ormai cieco e semi paralizzato, ma fino all’ultimo giorno lucidissimo. Nel 2017, un altro grande autore ci regala il suo penultimo libro. Escono Sette lezioni di vita cosciente di Roy Eugene Davis. Ci lascia un grande storico della pedagogia, per noi sicuramente il più grande: Redi Sante Di Pol.

2018

Esce Ispirazioni per la pratica spirituale. Il testamento letterario di Roy Eugene Davis, che scomparirà l’anno successivo. E la spiritualità domenicana risponde con un’opera di grande spessore, a cura di Paola Panetta: Polvere. No grazie. Sullo scenario di guerra, pubblichiamo il secono diario dal fronte del grande fotografo internazionale Ugo Lucio Borga.E, ciliegina su una torta ricchissima di proposte culturali, Andrea Tornielli ci dona la sua monumentale bibliografia su Paolo VI, il papa della modernità.

            

2019

Un altro importante marchio di cultura si unisce alla famiglia del Centro Studi Silvio Pellico. Un dono inatteso, quello del catalogo Ivo Forza, che arricchisce l’offerta spirituale con traduzioni di prim’ordine delle opere di Lev Tolstoj. Pochi giorni dopo, ci lascia un altro grandissimo autore, Roy Eugene Davis.

LA STORIA CONTINUA

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Vetrioli sparsi. La filosofia del tutto gratis e l’editoria a pagamento

vetrioli1Questo articolo fu pubblicato nel 2010 da Sul Romanzo. All’epoca scatenò commenti, polemiche accese e un curioso dibattito sull’evoluzione dell’editoria. Sono trascorsi quattro anni e, incredibilmente, il motore delle ricerche su questo sito dava ogni giorno alcune richieste per un articolo scomparso. Abbiamo così chiesto all’autore di attualizzarlo e renderlo nuovamente disponibile. Cosa è cambiato da allora?

C’erano una volta il politicamente scorretto e anche la vanity press. Un povero, sano scrittore, desideroso di gloria casereccia o comunque di vedere stampati i propri endecasillabi zoppicanti, senza particolari problemi si rivolgeva a onesti editori a pagamento che, dietro compenso, provvedevano a trasformare gli ululati del poeta in un vero libro degno di essere regalato agli amici, ai parenti e persino di comparire nelle recensioni del Gazzettino di Caccavecchia Alta.

Gli editori a pagamento erano gente in fondo piuttosto seria che, per qualche migliaio di euro attuali, impaginava decentemente gli strazi agonizzanti, eliminava o almeno proponeva di eliminare gli errori di ortografia più evidenti, assemblava una copertina con tanto di quadro celebre riprodotto a sbafo, e sfornava un bel librozzo su carta patinata.
Sani tempi antichi, prima che internet sparigliasse le carte. Poi venne la rete e con la rete i blog contro l’editoria a pagamento. Come? – scrissero i nuovi profeti della letteratura – pagare per pubblicare il vostro poema in terzine quadrettate con rime contestate? Spetta all’editore pagare il vostro capolavoro. Voi, gli Autori, rigorosamente con la A maiuscola, dovete pretendere di essere pagati.

vetrioli2Ecco allora la battaglia lanciata da un figlio d’arte quale Ettore Bianciardi, su riaprireilfuoco.org (blog ora scomparso). dove avreste letto le lamentele della scrittrice Adriana Maria Leaci: «Per mancanza anche mia, purtroppo, durante l’editing ho fatto caso solo alle modifiche proposte senza andare a rileggere i contenuti, che sono rimasti con gli errori di battitura che avevo inoltrato per la selezione[…]», perché naturalmente lo scrittore non deve abbassarsi a controllare l’ortografia dei propri capolavori. E chi sponsorizzava riaprireilfuoco.org? Marcello Baraghini, patron di Stampa Alternativa, editore del libro di Miriam Bendia, Editori a perdere.

Cambiamo pagina dunque, e visitiamo il citatissimo (già nel 2010) blog di Linda Rando, “Writersdream.org”. Qui le ormai copiatissime liste EAP, sulle quali l’autrice rivendica giustamente un copyright, promuovono i buoni e bocciano i cattivi. Scomparse, poi riattivate, poi nuovamente scomparsi, ora non campeggiano più in prima pagina, ma sono pur sempre consultate. I buoni sono quelli che si fanno pagare sì, però non per pubblicare, perché quello è brutto, ma solo per l’editing. insomma per gli orrori di ortografia. anzi, no, perché quelli vanno in purgatorio. Molto meglio non pagare proprio l’editore: se proprio non sapete scrivere, il vostro periodare ricorda un motore fuso con il cambio rotto e la vostra padronanza dell’italiano è pari alla vostra umiltà, allora pagate soltanto un’agenzia letteraria. L’editore vi pubblicherà gratis. a pagarlo sarà l’agenzia, ma la faccia l’avete salvata.

Su writersdream.org campeggiava un tempo la pubblicità dei libri di un editore, Montag, prontamente rimosso dopo la pubblicazione di questo articolo, nel 2010. E poco sotto un altro annuncio: «Hai un manoscritto nel cassetto? Ebbene, mandacelo! Writer’s Dream seleziona manoscritti di ogni genere e lunghezza per la pubblicazione con la casa editrice Simplicissimus Book Farm». E siamo a tre.

A fare eco a Linda Rando si aggiungeva poco più in là Andrea Mucciolo, con galassiaarte.it, quattro anni fa suo nuovo blog, ora divenuto il portale di una casa editrice e… di un’agenzia di servizi editoriali. Scriveva all’epoca Mucciolo: «Buongiorno, ho appena creato un nuovo portale: “Come pubblicare un libro” ovvero: “Come pubblicare senza farsi gabbare dagli editori”, e da altre persone poco corrette che bazzicano questo ambiente. Ho inserito i primi contenuti, come ad esempio: avvertenze sugli editori a pagamento, come presentarsi alle case editrici, il book on demand e altro ancora: www.comepubblicareunlibro.com» Una pagina ricca di consigli che, alla fine, rimanda a una seria casa editrice: Galassia Arte, guarda caso.

Andrea Mucciolo promuoveva il suo libro, Come diventare scrittori oggi.

In calce al blog, una bella dicitura per il copyright: tutti i diritti di riproduzione riservati (all’epoca) a Eremon edizioni. Se sappiamo fare di conto siamo a cinque.

Di manuali scritti da scrittori che scrivono su come scrivere avevamo già Io scrivo di Simone Navarra, edito da Delos Book. sì, proprio quelli dei premi letterari, una decina l’anno, che trovate su www.delosbooks.it/premi/ e ai quali potete iscrivervi su www.delosstore.it/iscrizioni/, con tariffe variabili da 5 a 50 eurini. Delos Book è anche la rivista “Writers Magazine” che, pagando, vi spiega come pubblicare gratis o a poco prezzo. se l’aritmetica non è un’opinione siamo a sei.

Ciliegina sulla torta, perché i vetrioli sono per tutti, e mai esclusi i presenti, il seguitissimo blog Sul Romanzo, all’epoca di sulromanzo.blogspot.com e oggi autorevolissimo Sulromanzo.it, curato nientepopodimeno da Morgan Palmas che ospita questo articolo sulla neonata webzine omonima. interviste agli editor, compreso l’autore di questo vetriolo e, naturalmente, banner sparato sul suo libro Scrivere un romanzo in cento giorni. Edizioni Marcovalerio questa volta, un tempo mio datore di lavoro per inciso. e siamo a sette.

E se per gli altri cinque giuriamo sull’assoluta buona fede in mancanza di informazioni, per quanto riguarda il settimo abbiamo i dati diretti. La campagna di stampa contro l’editoria a pagamento, nel 2010, non incrementò neppure di un punto percentuale le vendite del saggio pubblicizzato. In compenso provocò un inatteso incremento del quattrocento per cento del numero di manoscritti, non richiesti, inviati in allegato email.

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In questi quattro anni, di diari di scrittori mancati che si sono messi a raccontare come non siano riusciti a pubblicare, ne sono stati pubblicati diversi. Magari qualcuno, meno pigro, potrebbe segnalarli in calce, così da costituire una biblioteca dei libri pubblicati sulla non pubblicazione.

Se venissero passati sotto un software di sintesi vocale, gli ululati degli scrittori spaventerebbero un branco di lupi selvatici.

Morgan Palmas, consapevole della sua colpa, si è ritirato nel frattempo in clausura letteraria e, per espiare, da quattro anni ormai, legge un libro al giorno.

Emanuele Romeres vive ancora in uno scantinato, tra il fetore dei ratti e il gocciolio dei tubi.

E se leggere, semplicemente leggere, fosse la strada giusta per diventare scrittori?

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I magi, la stella, i vangeli apocrifi

Antonio Panaino
Antonio Panaino

Scrittori contro. Per una volta non in polemica, ma all’insegna dell’antica forma della disputatio de quolibet universitaria. È l’interessante iniziativa realizzata il 25 maggio 2013 a Torino dall’Associazione Logos da un’idea del prof. Dario Seglie, direttore del CeSMAP, il museo di arte preistorica di Pinerolo. Il pretesto per lo “scontro”, la presentazione del volume di Antonio Panaino, I magi e la loro stella, edizioni San Paolo. Un saggio divulgativo che la casa editrice cattolica torinese ha pubblicato alla vigilia del Natale 2012 e che potete trovare in libreria o ordinare con lo sconto direttamente dal sito di IBS.it.

Non erano tre, non erano re, e in un certo senso, non erano neppure magi, o maghi. La vicenda dei Magi è appena accennata nel Vangelo di Matteo, e in quel breve versetto neppure si parla di quanti fossero, dei loro nomi e da dove giungessero con esattezza. Negli altri vangeli non vi è traccia di questi misteriosi personaggi, che pure tanta parte hanno nella tradizione cristiana. In realtà, per saperne qualcosa di più bisogna attingere alla tradizione apocrifa, e precisamente al Vangelo Armeno dell’Infanzia, consultabile soltanto attraverso una copia dell’antico manoscritto realizzata nel 1828. È l’unica fonte che ci parla di tre re giunti da tre nazioni dell’antico Oriente, Melkom, Gaspar e Balthasar, giunti il 9 gennaio ad adorare il Messia con i loro doni. La data è vicina al 6 gennaio della tradizione cristiana, la scorta di 12 mila uomini sicuramente esagerata. Eppure da quel passo nasce una lunga speculazione che dai primi secoli dell’era volgare, attraverso il Medioevo, giunge fino agli studi del Pontefice Emerito, Joseph Ratzinger.

Antonio Panaino è docente universitario, professore ordinario di Filologia, Religioni e Storia dell’Iran presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, di cui è stato anche Preside. Il suo saggio ricostruisce, sulla base delle fonti testuali attestate, ma anche facendo riferimento alle pluriennali ricerche archeologiche nel territorio dell’antica Persia, la provenienza dei magi e la loro appartenenza sacerdotale, il rapporto conflittuale con Roma, la valenza e i significati di questa citazione per un autore del I secolo dopo Cristo.

copIMAGICon un tono scientificamente ineccepibile, ma altrettanto correttamente divulgativo, Antonio Panaino affronta inoltre l’ancora più misteriosa questione della “stella”: una cometa, come la tradizione indotta dalla riproduzione della cometa di Halley nella Natività di Giotto ci induce a credere? Oppure una nova o supernova, come attestato da fonti cinesi e coreane quasi coeve. O piuttosto una congiunzione planetaria Giove Saturno. Nessuna delle ipotesi può essere confermata con certezza scientifica. Nessuna delle date delle osservazioni astroniche coincide esattamente con le date storicamente ipotizzabili per la nascita di Gesù. La cometa di Halley era già passata all’orizzonte. Di nove e supernove vi è traccia antecedente. Le congiunzioni planetarie ci sono state, ma potrebbero essere state così vistose da giustificare la centralità dell’apparizione nel narrato evangelico? Infine, la scelta della parola greca aster esclude comete e pianeti, per i quali l’evangelista avrebbe avuto a disposizione parole precise per indicare i diversi fenomeni. Eppure, la “stella” c’è stata. Visibile solo ai magi, non a tutti, perché altrimenti non si comprenderebbe la richiesta di Erode Il Grande (la cui morte precede tuttavia la nascita di Gesù) di conoscere il “tempo della stella”, il suo “levarsi astronomico”. Sono le domande che il libro pone ai lettori e alle quali offre risposte e smentite sulla base dell’approccio rigorosamente scientifico.

A disputare con Antonio Panaino, di fronte a un folto pubblico, partecipe e pronto a intervenire con domande, puntualizzazioni e prese di posizione, secondo il tradizionale modello della disputatio, un autore cattolico, il dr Marco Civra, che con la casa editrice Marcovalerio ha pubblicato un saggio dedicato ai vangeli apocrifi e in particolare a uno dei testi antichi più interessanti e forse più vicini all’antica e perduta fonte Q. Giornalista e divulgatore, curatore di diverse pubblicazioni, oltre che autore, Marco Civra ha prodotto nel 2001 un saggio intitolato Il “Quinto” Vangelo e gli scritti apocrifi attribuiti a Tommaso, contestando le letture sensazionalistiche date al manoscritto ritrovato nel 1945 a Nag Hammadi e riconducendo parte della letteratura apocrifa, primo fra tutti il vangelo attribuito all’apostolo Tommaso, alla comune origine della tradizione apostolica, evidenziando la vicinanza assoluta con il testo di Matteo e Marco.

Marco Civra
Marco Civra

Dobbiamo pensare alla tradizione evangelica – ribatte in sintesi il dr Civra al prof. Panaino — non come una cronaca coeva della vita di Gesù, ma un corpus di narrazioni orali dirette da parte degli apostoli e dei primi discepoli, che già alla loro origine rispecchiavano il sentire e la chiave di lettura personale che ciascuno di loro forniva dell’immensa e travolgente esperienza del contatto diretto con il Messia. Prospettive diverse che si sono trasferite direttamente alle prime comunità che dagli apostoli sono state fondate. La codificazione scritta degli evangelisti, che noi possediamo in versioni redatte da più mani, ci offre queste diverse prospettive, ovviamente quando non si tratta di ricostruzioni tardive di fantasia. Per quanto riguarda la narrazione di Matteo, non abbiamo oggi neppure la certezza che sia più antica di quella di Tommaso, cui uno studioso del calibro di J. Heisig, tradotto in Italia dalla Pontificia Università di Napoli, attribuisce autorevolezza pari ai canonici, sostenendo addirittura che “non vi è ragione per collocarlo fra gli apocrifi”.

Quando alla narrazione dei Magi e alla loro stella, l’ipotesi che pare oggi godere di maggiore plausibilità è la congiunzione planetaria, che sarebbe stata chiaramente visibile a dei sapienti persiani quanto poco notata dal popolo comune. Anche questa ipotesi tuttavia risente della mancanza di storicità della narrazione evangelica. E tuttavia, bisogna ricordare che se pure il testo greco di Matteo riporta con precisione il termine “aster” e non cita “cometes” o “planetes”, è pur vero che quel testo, se non fu scritto, probabilmente fu pensato in aramaico e non in greco.

Il dibattito autorevolmente suscitato dal libro di Antonio Panaino, per stessa conclusione dell’autore, resta aperto a ulteriori ricerche scientifiche. Come disse Einstein: “Dio non gioca ai dati con l’universo” e, lo ha ribadito il professore bolognese nel corso della disputatio, non fa dunque esplodere le stelle per il gusto di illuminare una grotta a Betlemme. Sarebbe di contro neopositivista escludere a Dio il controllo dell’Universo, sia esso espresso dal passaggio di una cometa ignota passata inosservata ai più e vista da qualche sapiente persiano, da una congiunzione di pianeti o da qualche altro avvenimento che, in fondo, poco ci importa sapere davvero come classificare astronomicamente. Citando ancora Einstein: “Il caso è la via che Dio usa quando vuole restare anonimo“.

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Puoi acquistare il libro di Marco Civra,
Il quinto vangelo e gli scritti apocrifi attribuiti a Tommaso,
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€ 13.50


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Aldo Rosa

Aldo-RosaAldo Rosa (Vigone 1941-2021), giornalista pubblicista, ha pubblicato due raccolte di racconti, La Bici di Matteo e Ombre sul soffitto; un’agiografia sul monastero della Visitazione di Pinerolo, I fioretti della Visitazione; una guida sentimentale alla città vecchia di Pinerolo, Passeggiate pinerolesi; un saggio di ecologia, Ecologia ultima spiaggia. Collaboratore di “La Gazzetta del Popolo” e di “Stampa Sera”, è stata una delle penne culturali di Vita diocesana pinerolese. Il Comune di Pinerolo lo ha premiato per “l’eminente ruolo culturale e giornalistico svolto nel pinerolese nella sua lunga carriera”.
Il suo lavoro più noto è il monumentale volume Arte e devozione popolare in Piemonte nell’autunno del Medioevo. Viaggio attraverso il gotico subalpino, acquistato dalle principali biblioteche universitarie del mondo e inserito nelle più selettive bibliografie sull’arte italiana.

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Gnosi e grazia: i primi giorni del nuovo Pontefice

imageLe settimane sono trascorse. Ci riferiamo alla figura del nuovo Pontefice, cui la nostra casa editrice ha dedicato un saggio collettivo, curato da Patrizio Righero, giornalista e direttore del quindicinale cattolico Vita diocesana. L’entusiasmo per la figura di Jorge Mario Bergoglio non si attenua, ed è questo un segnale significativo.

Le svariate presentazioni del volume sul territorio sono state, inaspettatamente, ben più di un rito celebrativo, che pure ha contribuito ad un successo eccezionale del libro, ristampato cinque volte in cinque settimane, recensito positivamente da critici cattolici e non. In cinque settimane, mentre il Pontefice faceva germogliare  i semi di una rivoluzione della Chiesa, semi per buona parte gettati dal suo Predecessore, abbiamo assistito alla silenziosa marcia di avvicinamento delle masse cristiane a un pastore che, anche dai più semplici, è stato percepito come il “vescovo di Roma”, primus inter pares,

imageAlcune questioni centrali sono state rapidamente chiarite, e lo sottolinea ad esempio Marco Margrita, uno dei coautori del volume. “Il primo equivoco che abbiamo voluto smontare — sottolinea — è stato il tentativo di avvicinare a forza le prese di posizione del cardinal Bergoglio sulla povertà alla teologia della liberazione. Sul fronte opposto, abbiamo cercato di dimostrare che la forza della sua personalità non ha messo e non metterà in secondo piano il suo ruolo istituzionale. Pensiamo al gesto compiuto dal Pontefice, quando si è inchinato di fronte al popolo dei fedeli: nessuna cessione sui valori e nessuna discontinuità con il percorso dei suoi predecessori. La sua biografia testimonia tutto questo.”

La domanda che serpeggia, sul piano culturale, è oggi il riemergere della tendenza gnostica all’interno della Chiesa. Una domanda che pare allarmare parte degli intellettuali cattolici. Un dibattito che ha attraversato la Chiesa nel corso di due millenni, quello fra prevalenza della grazia o della gnosi, e che in qualche modo Francesco ha superato.

imageVescovo e Capo di stato, innovatore nella più salda tradizione, popolare nella collegialità e solo nella sua responsabilità, umile e colto. Francesco ha già segnato, in poche settimane, la strada della Chiesa. La sintesi, e con essa il richiamo alla coralità di tutte le voci, di tutti i carismi, spesso e giustamente diversi in una comunità di fedeli così ampia, in un unico coro.

“La scelta di ispirare il proprio pontificato alla figura di San Francesco d’Assisi — racconta Patrizio Righero — è stata rivelata con estrema semplicità dallo stesso Papa. Una battuta di un cardinale: ricordati dei poveri. E la vicinanza ai poveri, insieme all’attenzione all’ambiente, sono due caratteristiche che subito sono balzate all’attenzione.”

Il Francesco d’Assisi che molti di noi hanno nel cuore, ed è un fenomeno che accomuna tutte le figure tanto note quanto poco conosciute nel profondo, è ben diverso dalla figura storica del Santo. Tutt’altro che il giullare di Dio, tutt’altro che uomo semplice. Personalità in realtà complessa: “Era cocciutissimo — spiega Patrizio Righero, che proprio sul santo d’Assisi si è laureato in teologia — e non di rado giungeva allo scontro con i confratelli. La sua biografia è ricca di episodi forti, in tal senso. Così come la povertà, scelta non come atteggiamento e mai da esibire.”

Altri due elementi fondamentali della biografia di San Francesco d’Assisi riportano alla scelta del nuovo Pontefice: il rapporto con l’ambiente come “creazione di Dio” e la grande apertura e attenzione alle altre fedi. All’epoca del santo di Assisi, il Cantico delle creature nacque come risposta al dualismo dei catari, alla distinzione fra dimensione spirituale e dimensione materiale.

 

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Invio manoscritti

Piccola spiacevole novità per gli aspiranti scrittori. Da tempo ormai, il numero di manoscritti proposti alla nostra piccola casa editrice supera di gran lunga la capacità di lettura della redazione. Anche a dedicare tre minuti a manoscritto, dovremmo avere giornate di sessanta ore. Quindi abbiamo messo un filtro molto, ma molto cattivo. Se volete che il vostro manoscritto sia realmente letto, DOVETE obbligatoriamente citare un testo da noi pubblicato. A vostra scelta.

La chiave per superare la ghigliottina della non lettura è questa: cita la prima riga di pagina 51 di un qualsiasi nostro titolo, indicando autore e titolo dell’opera.

Se volete inviarci il vostro manoscritto in allegato email potete farlo tranquillamente. Lo leggeremo certamente anche se, a causa della grande mole di materiali che riceviamo, i tempi di lettura sono in ogni caso molto lenti, anche dell’ordine di svariati mesi.

In ogni caso, vi anticipiamo che, per l’impossibilità di gestire migliaia di email, risponderemo soltanto in caso di interesse alla pubblicazione e che non forniremo valutazioni sul testo nel caso sia respinto. Certi della vostra comprensione.

Tuttavia, al fine di evitare invii inutili, vi consigliamo caldamente, prima di pigiare il tasto di invio, di leggere con estrema attenzione gli articoli inseriti nella specificazione sezione “pubblicare con noi“. Se la vostra è un’opera di narrativa, iniziate dall’articolo intitolato “Il romanzo che vorremmo, il romanzo che non vogliamo“. Se, invece, si tratta di un saggio, date un’attenta e meditata lettura all’articolo “Perché una tesi non è un saggio“. Non trascurate “il decalogo imperfetto per uccidere il proprio manoscritto“.

Se avete cercato, come spesso accade, “invio manoscritti” con il motore di ricerca interno e l’unica cosa che vi interessa è trovare la mail dove sparare il vostro manoscritto a raffica, spiacenti, qui non la troverete. È il nostro antipatico modo di dirvi che la vostra fretta non coincide con i nostri criteri di selezione. La nostra email è chiaramente indicata, proprio sotto la voce “invio manoscritti” nella pagina dei contatti. Il primo criterio di selezione, per chi vuole scrivere ed essere potenzialmente pubblicato, è saper leggere. Grazie

 

 

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Emmanuele Macaluso ospite di Rai Uno

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Emmanuele Macaluso, autore del best seller Bende invisibili,  ospite questa mattina, 14 marzo 2013, alla trasmissione Rai Uno Mattina Caffè. A questo link potete vedere il video dell’intervista, a partire dal minuto 5.

“La verità è tutta intorno a noi, solo che siamo stati educati a non vederla”. Bende Invisibili è più di un saggio sul marketing. In una società che ha posto i consumi al centro della vita, questo libro è una guida alla consapevolezza.
Il modello di sviluppo basato sulla rincorsa ai fatturati si è rivelato fallimentare, tanto per l’economia quanto per la qualità della vita delle persone.
“Uno stratega ha l’obbligo morale di generare benessere, nel pieno rispetto del mercato, e quindi delle persone”.
Attraverso esempi concreti, con un linguaggio puntuale dal punto di vista scientifico e tuttavia chiaro per i profani, Il Manifesto del Marketing Etico rivoluziona la visione delle strategie aziendali: è tempo di incrementare gli utili prima del fatturato; è tempo di guardare alla persona prima che al consumatore.
Più utili significa più benessere e la possibilità di poter investire in prodotti migliori, e con prodotti migliori non occorre “giocare sporco”. Vuoi continuare semplicemente a guardare o vuoi iniziare a vedere?

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Segui questo link per acquistare il volume

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Pubblicare con noi

esordiente in attesa di pubblicazione

Pubblicare con Edizioni Marcovalerio non è facile. Ogni giorno decine di manoscritti non richiesti giungono nella nostra redazione e, per la quasi totalità, finiscono nel grande cesto della raccolta carta.
Hai un saggio nel cassetto? Leggi prima la premessa antipatica agli aspiranti autori della nostra casa editrice.
In ogni caso segnaliamo che non prendiamo in considerazione: romanzi, racconti, poesie, fiabe.

UNA PREMESSA ANTIPATICA PER FARVI MEDITARE

Ogni casa editrice e’ afflitta da decine di manoscritti (o dattiloscritti). Per la maggior parte sono impubblicabili per le seguenti categorie di ragioni:

1 – conoscenza dell’ortografia e della sintassi da parte dell’Autore al di sotto di ogni speranza di revisione

2 – assoluto non interesse dell’opera (in testa i libri di poesie, seguiti dalle autobiografie autocelebrative dello stile ‘la mia vita è un romanzo’

3 – quando l’opera potrebbe anche meritare la pubblicazione, non appena l’editore dice all’Autore “parliamone” ecco scattare la sindrome Dante Alighieri che si traduce in:

  • a – si però mi date cento milioni di anticipo sui diritti d’autore
  • b – sì però mi rifiuto categoricamente di apportare qualsiasi correzione
  • c – sì però mi garantite almeno diecimila copie vendute
  • d – voglio una copertina in oro zecchino con un quadro di Picasso e che apriate una nuova collana tutta per me

4 – l’opera è meritevole, l’Autore sembra sano di mente, ma ecco scattare la sindrome della “revisione infinita”. L’Autore, non appena corregge le bozze, scopre che il capitolo 1, 2, 3 e gli altri dodici seguenti vanno riscritti. Alla seconda tornata di bozze pretende di aggiungere altre ottocento pagine, quindi rivede tutte le note, alla fine blocca tutto perché sta aspettando la prefazione di Umberto Eco (il quale, senza che l’editore ne sapesse nulla, ha ricevuto cento telefonate, duemila lettere e quindici copie delle bozze con il perentorio invito a scrivere la prefazione da parte dell’Autore). Al nome di Umberto Eco potete sostituire quello del Pontefice, di George Bush jr o di altro a vostro piacimento.

Dulcis in fundo, l’Autore pretende ottocento copie in regalo da distribuire a tutti gli amici, togliendo così cento possibili acquirenti (gli altri settecento useranno comunque il libro come materia prima per scaldarsi davanti al camino). Infine telefona due volte al giorno all’editore per avere notizie del suo libro. Naturalmente alla ventesima telefonata, l’editore decide di annullare la pubblicazione o, se il libro è già stato pubblicato, di ritirarlo dal catalogo.

Caso numero 5 (rarissimo)

Viene proposto un testo dignitoso, meglio se un saggio piuttosto che un romanzo. Mai e poi mai un libro di poesie (quelle le potete pubblicare a vostre spese oppure le pubblicheranno i vostri nipoti post mortem nel caso abbiate ricevuto il Nobel).

È scritto bene, è interessante e non è la copia di un romanzo già pubblicato (capita otto volte su dieci, credete, anche inconsciamente). Il testo è inoltre fornito su supporto magnetico, magari con un’attenta correzione preliminare. Corredato di liberatoria e disponibilità a fare l’autore (con la a minuscola), lasciando che l’editore faccia il proprio mestiere. L’autore esordiente si accontenta di cinque copie saggio.

Magari la sua sarà un’opera unica, senza seguito. Magari da questa opera prima nascerà un vero Autore, che pubblicherà successivamente altri libri con grande soddisfazione e con grandi Editori.

Se ritenete di appartenere al caso numero 5, qualche probabilità di essere pubblicati, senza necessariamente dover fare ricorso a strani percorsi alternativi, ce l’avete. Magari il vostro libro resterà mesi sulla scrivania dell’editore, ma alla fine vedrà la luce.

In bocca al lupo, e con una preghiera. Se appartenete ai casi 1, 2, 3 e 4, dimenticatevi questo sito. Cestiniamo qualche decina di testi ogni giorno. Se ritenete di appartenere al caso 5, rileggete il vostro libro. Poi rileggetelo ancora. Quando avete finito, rileggetelo ancora una volta. Quindi chiedetevi: “io sarei disposto a spendere diecimila euro per pubblicarlo?”. Ecco, la stessa domanda se la deve porre l’editore. Con la differenza che quel libro neppure l’ha scritto. Se siete sicuri, ma proprio sicuri, che la risposta sia positiva, andate a leggere la pagina di istruzioni relativa alla proposte di pubblicazione, quindi inviate un’email così articolata:

1 – Nome cognome indirizzo telefono titolo di studio, curriculum in dieci righe tassative
2 – Presentazione dell’opera in venti righe tassative
3 – Allegato in formato word, meglio rtf, in caratteri umanamente leggibili /minimo corpo 12, meglio corpo 14)

Se la risposta è NO, mettetevi il cuore in pace, e provate con qualcun altro. Se è SI, allora sarete invitati a inviarci l’opera, per la sua valutazione, con dichiarazione allegata di questo tenore (è un esempio):

“Invio la seguente opera di cui dichiaro di essere autore (titolo, genere, caratteristiche) per una valutazione NON IMPEGNATIVA. È inteso che avrete il diritto di NON pubblicarla e che nessuna richiesta da parte mia potrà essere a qualsiasi titolo avanzata per la mancata pubblicazione dell’opera inviata.

Non ci impegnamo in alcun modo a garantirvi una risposta. Vi contattaremo solo ed esclusivamente in caso di interesse alla pubblicazione. I nostri tempi di eventuale risposta possono essere dell’ordine anche di diversi mesi.

Speriamo di non avere urtato le sensibilità di qualche Autore con la A maiuscola. Se siete autori con la a minuscola, sarete sempre i benvenuti. Ogni editore sogna di incontrare un autore almeno una volta l’anno.

Ah, dimenticavamo una cosa importante: manoscritti, dattiloscritti, floppy disk, cdrom, in ogni caso NON saranno restituiti. NON inviate raccomandate per nessuna ragione, i manoscritti verrebbero immediatamente cestinati. Usate i pieghi: costano meno.

Non usate lo strumento dei “commenti” per inserire le vostre proposte. I commenti sono pubblici. Andate alla pagina dei contatti.

Un’opportuna integrazione a questo testo

Questa “premessa antipatica” ha raccolto negli anni numerosi commenti, spesso irritati, e numerosissime citazioni sul web, facendo non di rado gridare all’atteggiamento spocchioso degli editori contro gli autori. È, come dice il titolo, una premessa, per quanto antipatica e provocatoria, che come tale può suscitare una reazione negativa. Peraltro motivata.

Può apparire crudele e indisponente che un editore “maltratti” chi scrive in questo modo, prima ancora di aver letto i manoscritti che giungono in redazione. Anzitutto dovete comprendere che il flusso delle proposte, con il crescere delle dimensioni della nostra casa editrice, ha raggiunto livelli pressoché insostenibili. Leggere venti o trenta manoscritti la settimana è un carico di lavoro accettabile. Leggerne e valutarne cinquecento diventa oggettivamente impossibile. L’intera redazione dovrebbe smettere di occuparsi del proprio lavoro primario, che è e resta l’editing dei libri in corso di pubblicazione, la loro promozione, la gestione dei contatti con la stampa, l’organizzazione delle presentazioni e lo scouting.

Diventa quindi inevitabile porre dei paletti, anche molto rigidi. Paletti che, ci rendiamo conto, l’aspirante scrittore in qualche modo cerca di aggirare, proponendo una raccolta di poesia come se fosse un romanzo lirico, oppure una serie di racconti brevi come se fossero un saggio e così via. Questo, però, si traduce in un’ulteriore perdita di tempo prezioso, che viene sottratto alla lettura.

Un ottimo esempio di manoscritto che il redattore ordinario non leggerà oltre la prima riga
Un ottimo esempio di manoscritto che il redattore ordinario non leggerà oltre la prima riga

Il tempo dedicato alla prima lettura del vostro manoscritto si riduce costantemente. Questo non significa che il vostro lavoro sarà valutato nei pochi minuti della prima lettura, ma significa purtroppo che in quei pochi minuti potrà essere scartato e mai raggiungere il traguardo della seconda o della terza lettura, necessarie per valutarlo. Errori clamorosi di grammatica e sintassi nelle prime dieci righe sono mortali. Almeno la prima pagina, abbiate cura di correggerla con attenzione.

Quanto ai tempi e alle modalità di risposta, dovete avere presente che, comunque, il passaggio dalla prima frettolosa scorsa del vostro manoscritto, per capire se rientra nelle linee di interesse quanto a genere ed argomento, all’eventuale seconda o terza lettura, quando la pila dei manoscritti è nell’ordine delle decine, può richiedere giorni, settimane o, nei periodi in cui l’attività redazionale è concentrata sulle fiere, sulle preparazioni universitarie o prenatalizie, anche mesi. Talvolta i manoscritti giacciono più di un anno in attesa.

Inviare manoscritti nel mese di agosto o nelle vacanze natalizie accumula centinaia, quando non addirittura migliaia, di email giacenti. Con tutta la buona volontà, smaltire tali arretrati è impossibile e il tasto di cancellazione talvolta è l’unica possibilità per sbloccare un server di posta intasato. Guardate quindi il calendario con attenzione e se avete concluso il vostro lavoro nei periodi di vacanza oppure in corrispondenza delle grandi fiere internazionali (Francoforte in testa) o in autunno, tenetevolo nel cassetto o sul disco rigido, attendendo per inviarlo il momento in cui presumibilmente in redazione ci sarà il tempo per leggerlo.

La fretta è sempre cattiva consigliera, per voi come per noi. Se anche il vostro lavoro fosse interessante e meritevole di pubblicazione, se anche fosse un vero capolavoro, le ferree leggi della distribuzione libraria impongono dei tempi di valutazione e preparazione che non possono essere disattesi. Le case editrici pianificano le pubblicazioni con mesi di anticipo. Noi sappiamo già cosa pubblicheremo in primavera e, in buona parte, anche nel prossimo autunno. Alcuni libri sono già stati programmati per il prossimo anno. Voi avete fretta, è vero, ma tre, quattro, talvolta anche sei o dodici mesi di attesa sono il tempo necessario per organizzare e gestire ogni nuova pubblicazione, almeno in una casa editrice seria. Le eccezioni esistono, è vero, ma riguardano autori consolidati o libri che vengono “progettati” in concomitanza di avvenimenti particolari. Anni fa, l’elezione dell’attuale Pontefice, ci fece realizzare, stampare e distribuire un tascabile in 24 ore. Ma si tratta di casi isolati.

Noi non correggeremo il vostro lavoro. Non è questo il compito di un editore. Vogliamo testi pronti per la pubblicazione, non bozze da rivedere. Se un lavoro viene respinto con un messaggio dettagliato, che vi spiega i punti deboli dell’opera, non chiedeteci di intervenire per correggerli. Per questo esistono agenzie qualificate, oppure l’umile lavoro dell’autore, spesso difficile perché difficile è ammettere i propri errori. Noi vi consigliamo Sul Romanzo, una struttura giovane ma estremamente qualificata nel campo della narrativa, che mantiene rapporti con svariate case editrici di buon livello, compresa la nostra.

Infine, non dimenticate mai che il nostro scopo è vendere libri. Non siamo i custodi del sapere letterario e non pretendiamo di esserlo. Il giudizio finale sulla pubblicazione è biecamente e tristemente una valutazione economica. Se un libro ha possibilità di vendere copie, allora ci interessa. Se non ha, a nostro parere, e sicuramente spesso sbaglieremo, la possibilità di vendere, quand’anche fosse un capolavoro assoluto da noi misconosciuto, non lo pubblicheremo. Per vostra fortuna, esistono anche altri editori e non è detto che un’opera da noi respinta non possa essere presa in considerazione da un nostro concorrente.

Come postilla, ripetiamo ancora una volta:

  • non prendiamo in considerazione raccolte brevi di racconti
  • non prendiamo in considerazione opere liriche
  • non prendiamo in considerazione opere prepubblicate su piattaforme di editoria on demand o autopubblicazioni sotto ogni forma
  • non prendiamo in considerazione allocchi|autori che abbiano pubblicato in precedenza con editori a pagamento

Grazie per la vostra benevola comprensione. Commenti e insulti sono sempre possibili e ben accetti. Buoni benzina, ticket restaurant, pacchi di pasta e beni non deperibili ancora di più.


Potete anche esplorare la nuova sezione CROWDFUNDING riservata alla saggistica.


A proposito di Lulu e altre piattoforme per l’autopubblicazione

Sempre più spesso, da quando è nato questo fenomeno, ci troviamo costretti, quando ci viene proposto un manoscritto e lo troviamo interessante, ad effettuare un controllo su piattaforme di autopubblicazione quali Lulu, LampiDiStampa, Ilmiolibro e altri simili. Sappiamo che quanto stiamo per dirvi solleverà molte obiezioni e critiche, ma restiamo ancorati al principio della spiacevole verità che anima il lavoro della nostra casa editrice. Sappiate dunque che, qualora una vostra opera sia presente nel catalogo di piattaforme di autopubblicazione, non esiste alcuna possibilità che le vostre opere siano prese da noi in considerazione.

Vi chiederete la ragione di questa scelta e noi la spieghiamo senza alcun mistero. Un libro autopubblicato con Lulu o con altre piattaforme simili, pienamente legittime, sia chiaro, è a tutti gli effetti un libro già edito. Scaricato una o mille volte è per noi un libro morto. Fosse anche un capolavoro, la scelta di metterlo in rete in questo modo lo rende commercialmente privo di ogni interesse. Noi pubblichiamo libri di cultura, non siamo un’azienda vocata all’appagamento della vanità degli scrittori. Non siete d’accordo? Possiamo comprenderlo. Potete sempre acquisire il marchio e, finanziandolo adeguatamente, proporre una linea editoriale vocata non al mantenimento dei bilanci in pareggio ma all’inevitabile fallimento. Grazie per la comprensione

 E, per finire, un piccolo capolavoro di ironia.

Con consigli per pubblicare altrove.

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Piccoli consigli: il curriculum dello scrittore

Ebbene sì, il vostro capolavoro letterario è giunto a compimento. Vi preparate a inondare a raffica le redazioni delle case editrici di email con relativo allegato e naturalmente insieme all’opera dovrete inviare anche la fatidicasinossi e il vostro curriculum personale.

Della sinossi, questa parolaccia, parleremo in un’altra occasione. Oggi ci concentriamo sul curriculum. Altro non è che quella breve, anzi brevissima, presentazione dell’autore che dovrà comparire nella quarta di copertina, in genere in basso, poco sopra il prezzo e il codice isbn.

Vediamo qualche esempio?

Questo è un esempio di come non dovrebbe essere scritta la presentazione dell’autore di un romanzo. Naturalmente, è un esempio di come usualmente, invece, viene fatta e trasmessa…

Mariuccio Codipopo è nato il 31 febbraio 1925 a Frezza di Mezzo, frazione di Pietra Tozza. Sposato due volte, con quattro figli e due cognati, ha lavorato come trapanatore di buchi nell’acqua in una fabbrica per tutta la vita. Il suo sogno però era scrivere un romanzo e finalmente c’é riuscito dopo la pensione. Ne è nato questo capolavoro dal titolo “Avevo la dentiera ma l’ho persa”. Prima del romanzo aveva scritto dodici poemi in cinese approssimativo dedicati al suo cane.

Naturalmente si scherza. Proviamo però a riscrivere con un poì di creatività il medesimo curriculum…

Mariuccio Codipopo (1925), una vita avventurosa dedicata a mestieri impossibili e una passione per la scrittura ironica, coltivata nel riserbo per decenni. “Avevo la dentiera ma l’ho persa” è la sua opera prima, e, facendo gli scongiuri, l’autore spera non postuma.

Primo risultato: il curriculum sta in quattro righe, secondo, sembra che Mariuccio in fondo sia un personaggio interessante e che quindi valga la pena di leggere il suo libro.

Rifacciamo lo stesso gioco con l’autore di un saggio

Pippetto Altotacco, docente universitario, è titolare della cattedra di decolorazione delle castagne grosse presso l’Università di Pratoinnevato, dove ha entusiasmato i suoi studenti. Ha insegnato inoltre “Tecniche applicate della rimozione delle protuberanze marcescenti” presso il Master di Medicina selvaggia di Ukala in Polinesia. Ha pubblicato il saggio “I lamellibranchi in California, allignano?” e l’opera in tre volumi “Teoria e pratica della produzione di strumenti per la nettatura del foro anale”. In questo libro affronta riassume le sue competenze sui molluschi e sull’igiene.

Proviamo a riscriverlo? Vediamo un po’

Pippetto Altotacco insegna smarronamento all’Università. Esperto internazionale di brufoli, ha pubblicato saggi specialistici sulle cozze e sulla carta igienica. In questo libro spiega come pulire il sedere alle arselle.

Neh che è una cosa più comprensibile?

Un altro esempio scherzoso per un ipotetico autore di “Teoria della seduzione con biada”

Mario von Ippus, nato nel 1235 a Siena, di professione cavallo, ha pubblicato saggi di scienza sull’addestramento dei fantini e corsi di canto equino. All’attività di esperto saltatore di ostacoli affianca una passione per le giumente, che ha trasposto in questo nuovo saggio

Se volete provarci ridendo, vedrete che la prossima volta che invierete un manoscritto attirerete l’attenzione più che con una pagina intera di notizie inutili.